Recensione: Fire Love
Chris Falco vuole recuperare il numero di cd prodotti dal suo idolo Yngwie Malmsteen…in un anno!!!!Scherzi a parte questo è il secondo album del chitarrista torinese in un solo anno (escluso il live). Le coordinate stilistiche questa volta sono cambiate un po’, l’album alterna pezzi piuttosto tirati a mid-tempo melodici ma sempre mantenendo quello stile tipicamente Malmsteeniano che contradistingue i Chris Falco’s Demon Angels. Il suono del disco è migliorato e gli strumenti sono tutti ben mixati senza avere quella predominanza di volume della chitarra tipica dei dischi del genere. Il cd apre con “Mental Storm” e subito Falco ci ricorda che in fondo è il cd di un guitar-hero, con scale e controscale. Lo stile è un po’ vicino all’ultimo “Attack!” del mio amato Yngwie svedese. Segue la titletrack “Firelove”, ottimo lavoro di John Lie alla batteria e del nuovo H.L. Prelini al basso, riff hard-rock e ritornello orecchiabile anche se con qualche calo. “Painted Words” come da copione vede la presenza dell’ex-voce della band, Chris Heaven che si lascia andare su un hard-rock alla “Odissey” con una prestazione notevole e un pezzo che ti resta in testa (è da ieri che canto “painted words in your heart and mind…”^-^). “The Vulture Times” è invece molto più tirata e un po’ fuori dallo stile dell’album con voci iniziali più vicine al death e black che al metal neoclassico. Mi pare che su questo pezzo il vocalist sia in particolare difficoltà forse perchè il genere non è il suo. Lo strumentale “Lost in memories” è molto romantico e ovviamente Malmsteeniano con Falco in primo piano che ricalca il Malmsteen più dolce. “A princess in my heart” mi suona molto Europe all’inizio anche per la scelta dei suoni per poi passare ad una strofa che mischia “Is this love” dei Whitesnake con “What’s keep me loving you” degli XYZ. Un bel pezzo però rovinato dall’interpretazione non all’altezza del vocalist che in alcuni punti perde tono e colore lanciandosi in sterili urlettini più adatti ad un cantante glam. “We can be strong” mi suona familiare da ieri ma oggi ho capito, il ritornello è una copia di “Stars” del Hear ‘n Aid di Ronnie James Dio e soci ma comunque con un risultato gradevole. “Strip Road” più vicino al sound tipico dei Demon Angels, un brano come piace a me, orecchiabile ma potente. “Leaving Home” è il brano invece che mi piace meno, lo trovo un po’ “incollato”, come se le parti fossero state fatte in posti diversi e la voce improvvisata sopra. Chiude “Magic Simphony”, strumentale gradevole come Falco ci ha abituati.
Nel complesso un buon lavoro con ottimi spunti e valide aperture di chitarra, basso e batteria. Quello che non mi convince è il cantato con “uso e abuso” di vibrato e troppe volte con un gusto di improvvisato e non completo. Consiglio ai Demon Angels una cura maggiore nella composizione delle parti vocali e dell’esecuzione dei cantati, mantenendo quella melodia che ci hanno abituato a sentire in pezzi come “Helen Of Troy”, “Avengers Of Justice” e “Turn it up” dello scorso cd.
Tanto me lo sento, fra un po’ sarò di nuovo qui, seduta al pc a recensire un nuovo album dei Chris Falco’s Demon Angels.
Buone vacanze.