Recensione: Firestar

Di Manuel Gregorin - 23 Ottobre 2023 - 8:30
Firestar
Band: Iron Savior
Etichetta: AFM Records
Genere: Heavy 
Anno: 2023
Nazione:
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65

Data astrale 2023. Eccovi i viaggi dell’astronave Iron Savior durante la sua missione venticinquennale, diretta all’esplorazione di nuovi mondi, alla ricerca del suono più potente, veloce e metallico dell’universo. Al comando, come sempre, il capitano Piet Sielck. Al suo fianco il fedele equipaggio composto da Jan-Sören Eckert (Basso), Joachim Küstner (chitarra) e Patrick Klose (batteria).
L’occasione per questo nuovo viaggio è data dall’uscita di Firestar, il dodicesimo album in studio della band tedesca. Pubblicato dalla AFM/Soulfood a tre anni dal precedente Skycrest, questo nuovo capitolo è stato realizzato ai Powerhouse Studio di Amburgo.
Per restare in famiglia poi, troviamo ai cori la figlia di Sielck, Frida, assieme al suo ragazzo, nonché genero di Piet.
Per chiudere il cerchio infine, una copertina disegnata dalla matita esperta di Felipe Machado Franco, artista noto in abito power metal, che pone la sua firma anche sulla cover dal gusto epico-fantascientifico di Firestar.

Accendiamo i motori e si inizia con Titan, un intro con vaghi sapori rinascimentali che fa da bridge al primo brano Curse Of The Machinery, una speed song diretta che ci illustra come niente sia cambiato in casa Iron Savior. Il roccioso heavy/power di matrice teutonica infatti è ancora il piatto forte del combo tedesco. D’altronde Piet può definirsi uno dei padri fondatori di tale genere, sia con gli Iron Savior, ma ancor prima con la sua carriera di produttore iniziata già negli anni 80.
Con un titolo come In The Realm Of Heavy Metal, la formazione di Amburgo gioca a carte scoperte, lasciando già presagire il tipo di canzone che andremo ad ascoltare. Trattasi infatti, di un inno glorioso dai contorni di filastrocca metallica in cui si celebra la musica tanto amata da Sielk, oltre che da tutti noi. Niente di nuovo neanche con Through The Fires Of Hell e Mask, Cloak And Sword, due pezzi di power roccioso con riff potenti e soliti coretti canterini.
Demise Of The Tyrant è un mid tempo dal ritmo quasi marziale ed un incedere vocale di un certo sapore piratesco. Ci accingiamo poi a provare la velocità di curvatura su Firestar, che con i suoi 176 bpm, viene definita dagli stessi Iron Savior come una delle canzoni più veloci della loro storia.

Per Across The Wastelands, gli Iron Savior cambiano un po’ registro (non troppo, si intende), esplorando territori più vicini all’hard rock. Un brano nel quale Sielk e soci affrontano tematiche ispirate alla serie di romanzi di Stephen King “La Torre Nera”.
Rising From Ashes torna su sentieri più familiari agli Iron Savior con un altro power metal dal ritornello anthemico che a tratti ricorda il coretto di un musical natalizio.
Un riff di chitarra coinvolgente annuncia Nothing Is Forever, un mid tempo con il tipico marchio di fabbrica della band teutonica. Stesso discorso per Together As One, con riff massicci, batteria galoppante e ritornelli facili.

Si chiude così anche Firestar, un classico disco in stile Iron Savior dove tutti gli elementi sono al loro posto nel comporre uno schema già collaudato. Anche questa volta infatti, Il combo teutonico rimane saldamente ancorato sui solidi, e già rodati, binati binari del power metal. Sicuramente una garanzia.: anche per chi scrive, queste peculiarità non costituiscono di certo un difetto, anzi sono, nella maggioranza dei casi, sinonimo di coerenza artistica. Caratteristica della quale i nostri sono da sempre portabandiera.

Non si può però, neanche passare sopra ad una certa mancanza di freschezza in fase compositiva. Carenza che è presente in più passaggi di questo lavoro. Infatti si percepisce un certo senso di routine che, alla fine fa di Firestar, un album molto ordinario.
Nessuna canzone brutta, si intende, ma neanche particolari composizioni che si distinguano. In parole povere, si sente l’assenza di qualche pezzo da 90, del brano giusto che ti faccia fare il classico balzo dalla sedia. Realm Of Heavy Metal e la title track vorrebbero provarci, ma mancano del guizzo geniale per spiccare il volo. Across The Wastelands tenta di uscire un po’ dagli schemi, ma senza destare particolari sorprese. Non mancano invece alcuni filler come Together As One, Through The Fires Of Hell oppure Mask, Cloak and Sword. Tutto il resto è costituito da canzoni oneste, ma molto nella media. Una media dalla quale, un gruppo con oltre venticinque anni di carriera come i Savior, ci si aspetterebbe che provasse ad emergere.

Firestar alla fine, è il disco destinato certamente agli amanti incalliti delle sonorità classiche. Un prodotto per chi vuole andare sul sicuro e a cui non dispiace risentire ancora una volta le stesse canzoni. Per tutti gli altri un lavoro commestibile, ma certamente non essenziale.
Sicuramente un piccolo sbandamento per la carovana di Piet Sielck, che comunque non esclude, un ritorno in carreggiata già con i lavori futuri.

L’US Enterprise del capitano Kirk viaggiava fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto. L’Iron Savior del capitano Sielk invece, questa volta si ferma un po’ prima.

https://www.iron-savior.com
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