Recensione: First Blush
I canadesi Tricky Woo si affacciano sul mercato con il quinto album di una decennale carriera offrendo, come sempre, un concentrato di hard rock muscolare ed ipervitaminico che farà la gioia di tutti coloro alla ricerca di sonorità più selvagge, dirette e dall’alto tasso di decibel.
Inspiegabilmente relegato sino ad ora ad un ruolo di secondo piano, il gruppo d’oltreoceano rivela doti qualitative parecchio consistenti: non solo energia e grinta, ma anche una alta dose di valida tecnica individuale, suoni puliti e precisi e, non da ultimo, anche una interessante capacità nello stendere brani di sicuro spessore, ben assestati su toni coinvolgenti e movimentati.
Piacciono molto i duelli di chitarra che si reperiscono grossomodo in ogni brano, e risulta godibilissimo il suono di richiamo settantiano e vagamente “sudista” che emerge di tanto in tanto, ma è tutto il cd a costituire una autentica sorpresa per il dinamismo e la vitalità che copiose “zampillano” da ogni nota.
L’apertura è già bene augurante: gli accenti sudisti di “Pink Thunder”, fanno pensare ad una versione ancor più sparata dei grandi Molly Hatchet, con tanto di lungo assolo e fuga chitarristica, mentre la più cadenzata “First Blush” ha un incedere sicuro, potente e di grande effetto.
Devastante l’attacco di “Lover Don’t You Lie”: un chitarrone feroce e rovente da il la ad un brano dai ritmi sostenuti e dai volumi immani con un ritornello riuscitissimo e la solita profusione di note a cascata; del medesimo tenore la successiva “Born In The City”, se possibile ancora più imbastardita da suoni incontrollati e schitarrate aggressive e monumentali.
“Living In The Danger Zone” è un altro pezzo dal tiro selvaggio e quasi punk nel chorus, così come “Rat Feathers”, episodio tiratissimo e dalla velocità impressionante con chitarre, voce e sezione ritmica impegnate a pestare sull’acceleratore in modo forsennato.
Sembra che l’intento dei Tricky Woo sia quello di non dare un attimo di respiro inondando l’ascoltatore con un fiume di note impazzite ed incendiarie, e l’arpeggio iniziale di “Mistress Of The Mountain” non deve trarre in inganno: la cavalcata è dietro l’angolo, i Molly Hatchet e tutto il gotha southern osservano compiaciuti l’evolversi di un brano dai toni accesi ed alcolici che tanto sa di scorreria nel deserto; “We Are The Vampires” procede sul trend instaurato sinora, fornendo ancora una volta un esempio di rock torrenziale ed inarrestabile che pesta duro e non fa prigionieri.
La breve strumentale “Mechanical Flowers” è infine il preludio alla conclusiva “Dirty Business”, che ci saluta da par suo con effetti pirotecnici, chitarre come da copione incandescenti e svisate dal forte sapore sudista.
I Tricky Woo sanno davvero suonare e lo fanno nel modo che preferiscono, con brani dal profilo selvaggio ed acceso, viaggiando a mille all’ora verso l’obiettivo, con determinazione e padronanza delle proprie risorse.
Il loro sound polveroso e ruvido sa di whisky e deserto bruciato dal sole, e sarà una bella sorpresa per tutti i fan del rock n’roll potente e grintoso, così come potrebbe rivelarsi una valida risorsa anche per gli amanti del Southern Rock, certo qui offerto in una versione un pizzico più feroce ed incendiaria.
Una cd notevole e riuscito per una band che merita supporto e grande considerazione.
Line Up:
Andrew Dickinson – Voce / Chitarra
Adrian Popovich – Chitarra
Patrick Sayers – Batteria
Alex Crowe – Basso
Tracklist:
01. Pink Thunder
02. First Blush
03. Lover Don’t You Lie
04. Born In The City
05. Living In The Danger Zone
06. Rat Feathers
07. Mistress Of The Mountain
08. We Are The Vampires
09. Mechanical Flowers
10. Dirty Business