Recensione: First Born Evil

Di Federico Mahmoud - 18 Agosto 2005 - 0:00
First Born Evil
Band: Aposthate
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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65

First Born Evil è l’inequivocabile titolo che accompagna il debutto dei siciliani Aposthate, con quartier generale situato a Caltanissetta. La band nasce dall’incontro di membri già in forze ai Thy Anthem Fades e Heretical e propone una mistura di death e black metal con forti radici nell’oscura scena di fine anni Ottanta e primissimi Novanta, tra reminescenze floridiane e sterzate care ai migliori Sarcofago. Ingrediente base del genere proposto non è tanto l’innovazione stilistica – né è quello che francamente si cerca nel primo parto di un gruppo così giovane – quanto piuttosto una discreta preparazione tecnica, necessaria se si vuole emergere dall’anonimato di un songwriting troppo lineare. Sotto questo aspetto gli Aposthate hanno tutte le carte in regola per lasciare una buona impressione: il lavoro di batteria, pur confinato su tempi mediamente velocissimi, è potente e preciso, così come non perde colpi la coppia chitarristica, tra accelerazioni vertiginose e assoli che pagano dazio ai fratelli Hoffman (ex premiata ditta in casa Deicide). I mezzi non mancano dunque, la dedizione nemmeno: e la musica?

Le sette canzoni incluse nel mini-CD sono un trionfo di cliché, compresa la scelta di inserire un’intro cinematografica come preludio alla carneficina (un’opzione talmente abusata da risultare ormai obbligatoria), eppure questi ragazzi convincono laddove molti colleghi falliscono, limitandosi a incidere dischi che puzzano di manierismo lontano un miglio. First Born Evil è la dimostrazione che si può risultare personali anche senza stravolgere i dettami della vecchia scuola, tornata prepotentemente in auge sulle spalle di glorie del passato che non mollano la presa. Gli appassionati troveranno pane per i loro denti tra le note di Freezing Womb Of Pain, a metà strada tra Slayer e mitragliate brutal, o nell’assalto squarciante di Synodus Cadaveric, che ricorda nella struttura certo materiale dei Suffocation d’annata, ma ogni brano offre spunti interessanti – pur nella limitatezza (o pregio?) di un songwriting che si concede sporadiche distrazioni e altrettanto rari cali di tensione. Non mancano episodi più vicini a certo black metal scandinavo, richiamato in alcuni fraseggi chitarristici (Shades Of Noir), ma l’uso massiccio di vocals gutturali da parte di Orias (positivo il suo esordio al microfono) non lascia dubbi sulla principale influenza della band. L’attitudine è fieramente blasfema, come indicano i titoli delle varie canzoni e il monicker che campeggia sulla copertina, simbolo dell’odio riversato contro ogni forma di religione e non cultura.

Il quadro positivo è completato da una presentazione professionale del lavoro, con tanto di disco serigrafato e booklet di due pagine a colori, un aspetto spesso e volentieri sottovalutato eppure così efficace come biglietto da visita. Non mancano tuttavia le note dolenti: se l’unidirezionalità generale delle composizioni è un dettaglio che nessuno vuole condannare (non al primo tentativo), diverso è il discorso per la produzione, davvero scadente se rapportata agli standard moderni. Suoni ovattati, piatti, a tratti confusionari, non rendono giustizia alla musica targata Aposthate e pesano inevitabilmente sul giudizio finale, pur positivo. La speranza è quella di riavere la band alla massima potenza, pronta per inferire il colpo letale: la riscossa del metal siciliano (e italiano) passa anche da qui.

Federico ‘Immanitas’ Mahmoud

Tracklist:
01 Voices From Beyond
02 Synodus Cadaveric
03 Christfall (Putrefaction Of Life)
04 Shades Of Noir
05 Seed Of Lunacy
06 Chaos’ Revenge
07 Freezing Womb Of Pain
08 The Unknown Cross (Martyrium)

Contatti: aposthate@email.it

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