Recensione: First In Line
Vengono dall’Australia e fanno hard rock.
Facile pensare agli Ac/Dc vero?
Ed in effetti, la combriccola dei fratelli Young è senza alcun dubbio una delle fonti d’ispirazione principali di questi The Devilrock Four, neonata band d’imberbi rockers che, come tanti altri prima di loro, tenta la strada del successo a colpi di chitarre smulinanti e brani semplici e diretti, ripresentando un po’ tutti quelli che sono i canoni più tipici del rock n’roll old fashioned di cui il grande Angus, sventola il vessillo con orgoglio da più di trentacinque anni.
Immediato dunque, far riferimento ad una considerazione che viaggia a braccetto con quanto detto sinora. Un genere conosciuto e riferimenti arcinoti, uguale, originalità pari allo zero assoluto.
Nessun problema in fondo, se la carenza di spunti propri è comunque supportata da una vitalità contagiosa, e da una “cattiveria” rock, grondante passione e voglia di giocar duro. Le difficoltà tendono invece a farsi largo nell’apprezzare la proposta, quando verve e dinamismo non sono poi tanto evidenti, il songwriting si limita a ripetere all’infinito cose mandate a memoria da centinaia di altri musicisti e la sensazione, sottile ma del tutto palpabile, è quella di aver colto in flagrante un gruppo un po’ “costruito”, che tenta cioè, di bissare il successo riscosso con formule analoghe da parte di band talora discutibili come i The Darkness, o dai risvolti di qualità superiore come i The Answer, senza correre a scomodare i terremotanti Airbourne, combo animato da convinzione e grinta fuori dal comune.
Tolta la coltre di fumo procurata con le accese distorsioni di chitarra e le ritmiche che tendono di quando in quando a spingere sull’acceleratore, la vera essenza di “First In Line”, debut album del quartetto di Melbourne si rivela, infatti, un mezzo inganno, che potrà apparire gradito ed ascoltabile nel complesso, ma tradisce uno spessore reale piuttosto debole e lontano da risultati che possano davvero entusiasmare.
Brani scoloriti e carenti di personalità che quasi mai tentano un vero assalto decisivo, un approccio che, come ben manifestato dall’impostazione “gentile” delle vocals, vuole apparire hard rock ma non troppo, non tanto per lo meno, da non riuscire ad acchiappare le simpatie del grande pubblico a cui strizza l’occhiolino di continuo, ed un’impressione generale che, salvo un paio di casi, mostra una consistenza artistica ancora tutta da costruire, inquadrano una realtà forse non proprio deludente, ma di certo ben lontana dall’apparire appetibile agli appassionati di hard rock sanguigno ed impetuoso.
Le speranze di riscossa sono tutte legate a due pezzi. “Should Have Known” e “Don’t Throw It Away”, pur mantenendo un profilo estremamente privo di carattere proprio, sembrano lasciar trasparire qualcosa in più, mettendo finalmente in luce un paio di ritornelli di buona efficacia ed un groove infarcito di minore ingenuità, utile a rendere le canzoni meno banali di quanto ascoltato sin quì.
Non moltissimo a dire il vero. Non a sufficienza di certo, per sciogliere tutte le riserve e promuovere in pieno l’offerta dei quattro australiani, ne tanto meno, per rapportare quanto da loro confezionato a nomi come Ac/Dc, Aerosmith, Hellacopters e The Cult, proditoriamente citati nella biografia promozionale.
“First In Line” sulla carta ha, in effetti, tutta l’aria di essere un prodotto hard rock. La realtà dei fatti ci consegna tuttavia un gruppo senza gli “attributi” fondamentali per apparire con pieno diritto nella categoria mostrando, al contrario, preoccupanti affiliazioni con stilemi pop che mutano le prospettive e scoprono una malcelata voglia di cavalcare l’onda in cerca di facili riscontri.
Per qualcuno insomma, un po’ di chitarre distorte ed un pugno di tracce travestite di rock n’roll, potranno essere bottino adeguato e soddisfacente. Non sarà di certo così invece, per chi ama il rock “vero”, intriso di grinta, passione ed attitudine genuina.
A voi scegliere da che parte stare.
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Tracklist:
01. Dirty Little Secret
02. This Is Forever
03. Dancefloor
04. Dress You Down
05. As Real As The Day Is Long
06. No Friend Of Mine
07. New Day Coming
08. Should Have Known
09. Don’t Throw It Away
10. One Good Reason
11. Love Is Blind
Line Up:
Jonny Driver – Voce / Chitarra
K.C. Treasure – Voce / Chitarra
Jamie Coghill – Batteria
Jimi Richardson – Basso / Voce