Recensione: Fit To Kill
E’ il momento del nono sigillo per i norvegesi brutal death metallers Blood Red Throne. Fit To Kill è un disco che non prova rimorso nel massacrarvi i timpani e lo fa attraverso nove canzoni che cominciano, proseguono e finiscono con una carica di aggressività a dir poco impressionante. Non una furia cieca fine a stessa però, ma piuttosto un album composto con la testa di chi ha già 21 anni di carriera alle spalle e nonostante tutto non ha intenzione di smettere di mettere a ferro e fuoco i palchi di tutto il mondo. Quella dei Blood Red Throne è senza dubbio fedeltà alla causa e coerenza con le promesse di un artwork e di un titolo che non lascia spazio a dubbi: non avranno pietà del vostro collo.
E difatti l’opener Requiem Mass si presta agli onori di cronaca per una costruzione articolata su quasi sei minuti di brutal death metal pesante e solido come un’incudine di adamantio. La sezione ritmica sostiene un muro di chitarre e sopra la parte strumentale svetta una voce che non si risparmia neppure per un secondo, vomitando fuori tutta la grinta accumulata nei tre anni che dividono il nuovo disco dal precedente lavoro. C’è spazio per episodi più ritmicamente marcati, come la più ragionata Bloodity o WhoreZone, mentre in alcuni punti la band sembra aver dovuto concludere inserendo qualche riempitivo (Killing Machine pt.2) o aver peccato nel prolungarsi per un minuto di troppo (Movement Of The Parasites). Però a tal proposito è proprio Deal It Or Die, l’unico brano che supera gli 8 minuti, che dimostra come con l’ambizione di inserire ritmiche ispirate e numerose variazioni, il sound dei Blood Red Throne sia in grado di restare fresco e mantenere elevata l’attenzione dell’ascoltatore. La bandierina delle canzoni che reputo quali più interessanti dell’intero lavoro spetta a Skyggemannen e InStructed InSanity: veloci e furiose quanto basta, senza però scadere nel “già sentito”.
Fit To Kill va sicuramente a strizzare l’occhio agli amanti della fetta più estrema del death metal, con un riffing e una voce che si ama o si odia e che proprio nel non accettare alcun tipo di mezza misura resta fedele all’identità di una band che non sente passare gli anni e anzi dimostra di essere tuttora in grado di sfornare buona musica. L’unico appunto che – oggettivamente – mi sentirei di fare ai Blood Red Throne è la mancanza di quel proiettile nel caricatore di una partita a roulette russa, quel pizzico di rischio che in alcuni casi si rivela come un guizzo compositivo capace di far guadagnare un bel gruzzolo di punti extra in quanto a giudizio finale. In definitiva, Fit To Kill non delude le aspettative, ma non compie nemmeno il miracolo. Se siete avvezzi a determinate sonorità, aggiungete senza remore un +4, ma se digerite a fatica Hate Eternal, Nile e company e lo fate soltanto grazie all’eccezionale bagaglio tecnico, allora questo disco potrebbe deludervi in quanto viaggia su binari nettamente più onesti e con un sound più standard e privo del groove di altri combo che a questo punto vi saranno già venuti in mente.
Brani chiave: Requiem Mass / Skyggemannen / InStructed InSanity