Recensione: Flesh Inferno
Ci sono band che le provano tutte per emergere dalla massa: alcune inseriscono strumenti inconsueti come violini, flauti, clarinetti, violoncelli; altre strumenti sempre più strani come tuba, trombone, seghe, uova, o cucchiai; altre ancora si affidano a voci femminili, di bambini o addirittura di cani, anatre o canarini. Perché la produzione mondiale, in un periodo in cui la tecnologia è alla portata di tutti e chiunque può prodursi un album tra le quattro mura di casa, è sempre più consistente e il “pogo” virtuale tra le band dilaga, tra colpi di genio e superproduzioni.
Ci sono invece altre band che se ne fregano e tentano di rimpolpare il mainstream di album ben fatti e ben registrati senza aggiungere alcunché. Power, Death e soprattutto Black sono spesso piagati da band-carta carbone che tentano di dire la propria scimmiottando altre decine di band che in passato hanno segnato il passo. Sarà mancanza di fantasia o amore viscerale per un determinato stile?
Sia come sia, i Blackwinds non si sono lasciati impressionare dalle altre band e hanno deciso di “generare”, letteralmente, un album che racchiudesse tutti gli stilemi principali di un genere abusato come il symphonic black metal. Fin dalle prime battute di questo “Flesh Inferno” è facile notare la qualità, invero piuttosto alta, della produzione e dello sparpagliamento di tutti i canoni della musica estrema nei 60 minuti dell’album. La militanza di un paio di membri nei Setherial si fa sentire, anche se a dire il vero non troppo.
Risaltano facilmente richiami ai Dimmu Borgir, sovrani del black sinfonico, ma anche qualche accenno ai Cradle of Filth e agli Emperor più sinfonici, alla Wrath of the Tyrants per intenderci. Sfuriate all’ordine del giorno, rallentamenti atmosferici e tappeto di tastiere spesso quanto basta per rievocare scenari illuminati, tragici e talvolta apocalittici. Tipico è il suono del black svedese, in genere più “posh” di quello dei loro vicini finnici e norvegesi, con purtuttavia una batteria che a tratti scade nell’atroce, ipertriggerata e certamente per lo più non umana, anche se è difficile dirlo con precisione.
Un prodotto come Flesh Inferno lascia poco spazio alla descrizione: chiunque abbia in mente un buon album di black sinfonico saprà già cosa aspettarsi dalla nostra coppia di svedesi di Sundvall. Cari Infaustus e Lord Mysteriis, avete creato un buon album, ma se non volete essere inghiottiti dallo tsunami, vi conviene iniziare a remare controcorrente. A buon intenditor…
Daniele “Fenrir” Balestrieri
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TRACKLIST:
01 Before Time
02 Enter The Pandemonium
03 Architecture Of Phantasmagoria
04 Flesh Inferno
05 Plague Bringer
06 Seraphim Ephemera
07 Inquisition
08 Crimson Thirst
09 Conceptualizing The Devil
10 Quintessence Of Hell