Recensione: Flick Of The Switch
Tra la nascita degli AC/DC, avvenuta in quel di Sidney nel lontano 1973 quando alla voce c’era ancora Dave Evans, e i giorni nostri, passando per il doloroso spartiacque tra l’era di Bon Scott e quella di Brian Johnson, sono intercorsi nientemeno che quarant’anni esatti di Storia del Rock. E le maiuscole sono d’obbligo, sicché dilungarsi ulteriormente sulle stra-note vicissitudini di uno dei gruppi più importanti (e famosi) della musica dura di sempre sarebbe quantomeno ridondante. Ci limiteremo, dunque, a rimarcare che anche tra le band o gli artisti talvolta giocosamente accusati di «fare lo stesso disco da trenta/quarant’anni» (tre nomi a memoria? Motörhead, Axel Rudi Pell e gli AC/DC medesimi) esistono dischi più o meno ispirati e che “Flick Of The Switch”, terzo parto dell’allora nuova incarnazione con Brian Johnson nelle vesti di vocalist, seppur non proprio apprezzatissimo all’epoca della pubblicazione, con il tempo finì per andare ad ingrossare le fila della prima categoria.
Il sound proposto in questo lavoro, originariamente uscito nel 1983, era sempre quel particolare e distintivo mix di hard, rock ‘n’ roll e tentazioni heavy metal, qui più che altre volte venato, in vari frangenti, anche da gustose nuance tendenti al blues. Ciò che fa la differenza, ancor oggi, rispetto ad alcuni capitoli della discografia dei Canguri semplicemente meno riusciti, è proprio l’ispirazione; quella che permette, con le stesse sonorità e gli stessi accordi usati mille altre volte, di scrivere canzoni, in una parola, memorabili.
Pur risultando, come anticipato, un album nel suo complesso molto riuscito (e tutto sommato anche piuttosto vario, nell’ambito dello spettro espressivo di questi colossi del Rock), “Flick Of The Switch” trovava comunque le sue punte di diamante in un pugno di brani davvero eccellenti. Ci riferiamo all’esplosiva opener “Rising Power”, un irresistibile hard/rock ‘n’ roll di tipica marca AC/DC animato da un Brian Johnson da subito indiavolato e dal grandissimo guitar work di un Angus Young davvero in palla, e alla successiva e altrettanto riuscita “This House Is On Fire”. O ancora all’efficace title-track, dal ritornello immediatamente memorizzabile, senza tralasciare la più slow e cadenzata “Nervous Shakedown”, un piccolo capolavoro in cui il blues più tirato e diabolico fa capolino in varie situazioni. Non mancano d’altronde di motivi d’interesse le più heavy “Guns For Hire” o “Deep In The Hole” (assolo di grandissima classe), entrambe non troppo distanti da certe cose dei Judas Priest a cavallo tra anni ’70 e ’80, così come la deflagrante “Bedlam In Belgium”, con il suo refrain da urlare a squarciagola, e l’atipica “Badlands”, in cui gli australiani paiono divertirsi un mondo nel lambire territori da sempre cari agli altrettanto mitici ZZ Top. Hard rock torrido e quadrato, dunque, caratterizzato, as usual, da chitarre roventi, quelle dei fratelli Young, e da un Brian Johnson in forma mondiale, con il basso di Cliff Williams e la batteria di Phil Rudd a dettare ritmi incalzanti ma, nel contempo, suadenti.
A conti fatti, l’unico brano leggermente sottotono è probabilmente “Landslide”, non da buttare ma semplicemente meno brillante se confrontata con altre tracce di livello molto elevato. Chiude, viceversa, come meglio non si potrebbe “Brain Shake”: scorrevole, divertente e semplicemente 100% AC/DC. Può bastare.
Certo, rispetto a capolavori che hanno segnato la storia del rock come “Highway To Hell” o “Back In Black” siamo qualche passo indietro, tuttavia anche a distanza di trentt’anni esatti “Flick Of The Switch” rimane un grande album, fresco, divertente e per nulla sorpassato, scritto da una band che ha contribuito a tracciare la storia del genere. Se vi par poco…
Stefano Burini
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Tracklist
01. Rising Power 03:43
02. This House Is On Fire 03:23
03. Flick Of The Switch 03:13
04. Nervous Shakedown 04:27
05. Landslide 03:57
06. Guns For Hire 03:24
07. Deep In The Hole 03:19
08. Bedlam In Belgium 03:52
09. Badlands 03:58
10. Brain Shake 04:00
Line-Up
Brian Johnson: voce
Angus Young: chitarra solista
Malcolm Young: chitarra ritmica
Cliff Williams: basso
Phil Rudd: batteria