Recensione: Focus
This music represents the artist’s attempt at open expression of emotion. We hope you will be open to the uniqueness of these pieces. Truth, integrity and strength have been the FOCUS of Cynic.
Se non consideriamo i demo precedenti, e Portal, ultimo demo pubblicato successivamente (1995), questo è l’unico disco ufficiale registrato dalla formazione seguente:
Jason Gobel guitar, guitar sinth
Paul Masvidal vocals, guitar, guitar sinth
Sean Reinert acoustic/electronic drums, keyboards
Sean Malone bass, chapman stick
Impenetrabile quanto oscuro, il disco di cui sto parlando è stato scritto da quattro nomi non poco rilevanti: Sean o Shawn (come volete) Malone successivamente impegnato in diversi progetti sperimentali, tra cui il più famoso Aghora; Paul Masvidal e Sean Reinert, chitarrista e batterista agli ordini dell’indimenticabile Chuck prima del 1993, in Human dei Death. Insomma, componenti di tutto rispetto che non a caso hanno dato alla luce una stupenda creatura affascinante e malata, che si esprime con un mosaico di parole invisibile a qualsiasi tipo d’interpretazione ragionevole, mentre la musica corre verso la fine, facendo le capriole con uno dei bassisti più in gamba di questo pianeta. Ogni brano concede molto all’ascolto, ma dopo sembra tutto svanito. Questa è la forma più alta di rendimento artistico: l’essenza della musica resta chiusa dentro di noi e non ricordiamo neanche un istante dell’album appena ascoltato. Ma è proprio in questo modo che resta vivo e cresce il desiderio di assaporare nuovamente lo stesso lavoro: ogni ascolto sarà diverso dall’ultimo, perchè capace di adattarsi anche al nostro stato d’animo. Focus si trasforma così in un disco senza tempo, di estrema attualità, anche a distanza di quasi dieci anni.
L’unica macchia in questo stupendo quadro di colori mistici ed esoterici, alcune voci filtrate che non sempre, ma in molti casi rallentano la corsa frenando l’imminente implosione. Per il resto, Masvidal si rivela anche un ottimo cantante oltre che geniale chitarrista: la sua voce riesce a raggiungere anche tonalità più alte senza abbandonare il carattere proprio dell’aggressività, incollata ad una musica violenta, senza mollare la presa neanche nei tratti più devastanti, come ad esempio accade in Celestial Voyage e I’m But A Wave To… Quest’ultimo pezzo, corrispondente alla quinta traccia, è anche prova di un Reinert in piena forma dietro alla sua batteria: è qui che si possono rivelare tutte le doti tecniche del gruppo, proprio perchè di fronte ad un drummer di questo calibro spiccano gli assoli di chitarra di Jason Gobel e quelli di basso del tanto maledetto quanto irragiungibile Sean Malone.
Sentiment è senza ombra di dubbio, fra gli otto brani quello più pregiato dal punto di vista atmosferico. Malone possiede suoni graffianti, distorti e metallici per i punti più veloci e violenti, ma l’inizio di questo pezzo è arrotondato dal suono curvo e morbido delle sue spesse corde. Ci addentriamo nei secondi centrali e facciamo la conoscenza delle voci di Tony Teegarden, Sonia Otey e Steve Gruden, che naturalmente contribuiscono a rendere l’occasione ancora più speciale. Consiglio vivamente l’acquisto di questo album citando infine, uno degli instrumental pieces più belli che io abbia mai ascoltato, Textures: bollente, profondo, suggestivo, incandescente nel suo assolo di basso, indescrivibile.
Da questo disco si è tratto molto come esempio e spero che così si continuerà a fare.
Concludo con una nota riportata dal gruppo.
CYNIC: A member of a group of ancient Greek philosophers who thaught that virtue constitutes happiness and that self control is the essential part of virtue.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
1. Veil Of Maya
2. Celestial Voyage
3. The Eagle Nature
4. Sentiment
5. I’m But A Wave To…
6. Uroboric Forms
7. Textures
8. How Could I