Recensione: Follow Yourself
I Nova Art si formano in Russia (più precisamente a Mosca) nel 2000, con l’intenzione di amalgamare sonorità e stili musicali completamente diversi nel tentativo di dare alla luce un sound granitico, unico e originale. Nel 2005 arriva l’esordio con la pubblicazione del primo full length intitolato The Art of Nova, un disco nel complesso abbastanza riuscito e dagli spunti interessanti che metteva in mostra le buone doti tecniche e le discrete dosi compositive già appannaggio del gruppo. In seguito a un paio di apparizioni di prestigio nei maggiori festival progressive europei (tra cui una partecipazione al Prog Power Europe del 2006 in Olanda) la band inizia nel 2008 a dedicarsi alla stesura dei pezzi che andranno a formare il secondo album. Dopo una lavorazione durata poco più di un anno vede finalmente la luce Follow Yourself, secondo studio album del quintetto russo, pubblicato nel mese di maggio del 2009 dall’italica My Kingdom Music.
Indicati dalla propria etichetta come una via di mezzo tra Opeth, Amorphis e Paradise Lost (descrizione forse un po’ eccessiva e fuori luogo per quanto riguarda questa uscita), questi Nova Art propongono un’interessante miscela di progressive metal (sicuramente il genere principale di questo Follow Yourself), gothic e thrash metal, con lontane influenze alternative, e continui campionamenti e inserti elettronici. Che una simile commistione di sonorità possa essere sinonimo di voglia di strafare, confusione e mancanza di idee? Non è certo questo il caso, dal momento che la band riesce a destreggiarsi con abilità in mezzo a tutti questi elementi, coniugandoli al meglio in modo da creare un sound interessante e personale, interpretato in maniera estremamente sentita sia nei passaggi più calmi e riflessivi che in quelli più tirati e aggressivi. Ciò si deve soprattutto grazie a un lavoro davvero buono compiuto dalla sezione ritmica, composta da Konstantin Ganulich al basso e da Stanislav Koulikov alla batteria, autori di una prova incredibilmente varia a livello di soluzioni stilistiche proposte e davvero efficace nel sorreggere le composizioni. Eccellente inoltre la prestazione del cantante Andrew Nova, molto bravo ad alternare continuamente vari registri vocali, segnalandosi per un ottimo lavoro svolto sia nelle parti più melodiche e atmosferiche che in quelle più aggressive e tirate, mentre alla chitarra troviamo Artem Kleymyeoov, assolutamente valido sia in fase di riffing che nei brevi e sporadici assoli. Chiude la line up Konstantin Sdobnov alle tastiere, sempre presenti in sottofondo alle composizioni ma mai eccessivamente invadenti.
Undici sono le tracce che compongono questo Follow Yourself per un minutaggio complessivo che non supera i quarantanove minuti. Brani quelli proposti in questo disco che mettono in evidenza una band con le idee abbastanza chiare in sede di composizione e decisamente valida dal punto di vista tecnico. E’ un sound difficile da digerire quello proposto dai cinque artisti russi, estremamente sfaccettato e decisamente curato in ogni suo aspetto: nonostante le influenze del gruppo siano molteplici e diverse tra di loro, i Nova Art riescono a dare alla luce dei pezzi incredibilmente organici e interessanti, compatti e mai eccessivamente prolissi. Niente tecnicismi fini a sé stessi quindi, ma canzoni estremamente solide (seppur assai intricate dal punto di vista ritmico) e sicuramente d’impatto. Ci troviamo quindi davanti a un capolavoro? Purtroppo no, dal momento che, sebbene la maggior parte del disco si attesti su standard qualitativi più che buoni, in alcuni tratti il risultato non può proprio dirsi riuscito, rivelandosi eccessivamente macchinoso oppure troppo confusionario. Pezzi come ad esempio Would my Soul… (Deliverance pt. 1), sicuramente potente ma alquanto povero dal punto di vista degli arrangiamenti, oppure My Essence, brano decisamente compatto ma troppo caotico e poco ispirato nel complesso, risultano essere davvero dispersivi e poco brillanti. Molto interessanti invece sono le due brevi tracce strumentali, Just Raining (che riprende e riarrangia il tema dell’opener Don’t Follow the Crowd) e 2-35 Before the Roar, che mettono in risalto il lato più atmosferico e sognante della band, grazie a melodie vincenti e particolarmente azzeccate. Ottima la produzione, davvero pulita e ben realizzata in tutti i suoi aspetti, curata da Kristian “Kohle” Kohlmannslehner presso i Kohlekeller Studio di Darmstadt (Germania).
In definitiva ci troviamo davanti a un disco sicuramente interessante e ottimamente suonato, senza tanti fronzoli e assolutamente compatto. Non manca certo il coraggio ai Nova Art, anzi. Le idee in questo Follow Yourself sono assolutamente presenti, forse anche in maniera eccessiva, e già più che discretamente sviluppate: i cinque artisti russi sono infatti riusciti a dare alla luce una miscela di generi concreta e originale, mai troppo prolissa ed estremamente avvincente. Ci sono ancora degli angoli da smussare per quanto riguarda il songwriting, ma siamo sicuri che con il tempo la band riuscirà a colmare anche queste piccole lacune ancora presenti. Se il gruppo nella prossima uscita sistemerà anche queste ultime cose, allora sì che potremo trovarci davanti a un lavoro di primissimo livello.
Lorenzo “KaiHansen85” Bacega
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Tracklist:
01. Don’t Follow the Crowd
02. Follow Yourself
03. Would my Soul… (Deliverance Pt.1)
04. Medium (Deliverance Pt.2)
05. Sense of Life (Deliverance Pt.3)
06. Knowledge Garden
07. Just Raining
08. Deceptive Mind
09. 2-35 Before the Roar
10. My Essence
11. Lost in Dreams
Lineup:
Andrew Nova – Vocals
Artem Kleymyonov – Guitars
Konstantin Ganulich – Bass
Stanislav Koulikov – Drums
Konstantin Sdobnov – Keyboards
Guest Musicians:
Devon Graves – Vocals (Tracks 6,8)
Oleg Izotov – Guitar Solos (Tracks 1, 6, 11)
Lyttah Emelyanova – Female Vocals (Tracks 8, 10, 11)
Olga Winter – Female Vocals (Track 2)