Recensione: For a Few Dollarz More! The Archives Vol 1: 1984-1991

Di Stefano Ricetti - 18 Febbraio 2025 - 8:39

Ho sempre considerato gli inglesi Tigertailz come dei musicisti rubati all’heavy metal. Gente che per ritrovare quella notorietà e la quota parte di successo necessarie per poter incidere dischi, fare interviste, godere di ospitate in TV e imbarcarsi in tour ha dovuto assecondare i desideri del mercato di quel periodo. Quindi idealmente via giubbotti di pelle lisi carichi di toppe e jeans sdruciti per dare spazio a trucco, capelli colorati sparati in aria, stivaletti a punta col tacco e outfit sgargianti sulla scia dei migliori Poison, gli americani della Pennsylvania, ma anche dei connazionali Wrathchild.

La prova provata di quanto sopra scritto risiede in pezzi quali “I Can Fight Dirty Too” ma anche e soprattutto dalle massicce cover operate su “Creeping Death” dei Metallica e “Peace Sells… but Who’s Buying” – riportata dai Tygerz come “Peace Sellz (But Who’z Buying)” dei Megadeth, entrambe ricomprese dentro il lavoro oggetto della recensione. E comunque, seppur suonando un hard rock glam, la band britannica nella stragrande maggioranza delle proprie composizioni manterrà quella sporcizia di fondo tipica degli L.A. Guns ma soprattutto dei nostri Miss Daisy, ensemble davvero vicinissimo ai Tigertailz in più di un caso.

L’inghilterra indiscutibilmente dettò i canoni dell’heavy metal a livello mondiale durante il periodo della Nwobhm, quindi dal crepuscolo degli anni Settanta sino a quasi la metà degli anni Ottanta per poi ripiegarsi su se stessa per via dell’invasione delle band americane. Situazione similare a quanto accaduto in territori thrash e hard rock nella sua declinazione glam, ove gli albionici, a parte qualche caso sporadico, stettero alla finestra di fronte al successo dei vari Metallica, Megadeth, Slayer per la componente dura e veloce e Motley Crue, W.A.S.P. e Ratt per la seconda.

I Tigertailz costituirono, di fatto, l’unica e credibile risposta britannica allo strapotere del Sunset Strip di quel momento storico, sebbene tardiva. I più o meno coevi londinesi The Quireboys, infatti, erano più orientati allo Sleaze.  

La formazione prende forma nel 1983 in quel di Cardiff, nel Galles. Seguono, come da prassi, un po’ di demo – quello del 1984 è qui ricompreso – finché approdano all’allora lanciatissima Music for Nations e sfornano il loro debutto, nel 1987, Young and Crazy, quello con la copertina che si rifà fondamentalmente a Look What the Cat Dragged In dei Poison.

Nonostante l’immagine spudoratamente glam il disco risulta molto più roccioso di quelli dei vari colleghi americani, segno che la componente heavy di fondo permanga difficile da accantonare. Esempi lampanti risultano “Shoot to Kill” e “Young and Crazy”. Non è un caso che la ballad d’ordinanza, “Fall in Love Again” paghi  dazio nei confronti delle varie, tronfie omologhe yankee, nonostante si difenda più che dignitosamente. La line-up schiera Steevi Jaimz alla voce, Jay Pepper alla chitarra, Pepsi Tate al basso e Ace Finchum alla batteria.

In seguito il nome Tigertailz si fa parecchio notare nel Regno Unito e la band gode della giusta copertura mediatica sulle pagine di Sounds e Kerrang! La svolta, quella vera, avviene però con il secondo full length, Bezerk, del 1990, prodotto nientepopodimeno che da Chris Tsangarides, personaggio che conferisce al lavoro suoni di livello e un tiro notevole. È il disco che segna anche il cambiamento dietro al microfono: fuori Jaimz e dentro Kim Hooker.

La ballad di turno stavolta funziona, alla grande: “Heaven” colpisce nel segno e tira la volata alle varie americanissimeLove Bomb Baby” e “Squeeze It Dry” sebbene l’anima HM fuoriesca possente lungo i solchi della sopraccitata “I Cand Fight Dirty Too” e, anche se in toni minori, su “Love Overload” e “Sick Sex”.

Bezerk permette ai Tigertailz di imbarcarsi in tour con gente del calibro di UFO e Lizzy Borden, in due momenti distinti e quello è il loro periodo d’oro, che però ha beve durata, successivamente allo scioglimento del contratto con la Music for Nations il gruppo sconta parecchi problemi tanto che decide addirittura di cambiare nome. La situazione là fuori, poi, di certo non aiuta gente come i Tigertailz, il mondo della musica dura sta cambiando radicalmente e i venti da Seattle si fanno sempre più intensi. Nel 1991 viene quindi posta la parola fine a quella parabola artistica che la stragrande maggioranza degli estimatori ritiene la più scintillante della loro storia che, successivamente a qualche reunion, inanellerà altri dischi, incapaci però di offuscare i primi, inarrivabili, due.

For a Few Dollarz More! The Archives Vol 1: 1984-1991, cofanetto contenente tre dischetti ottici pubblicato dalla Hear No Evil Recordings LTD, una label sussidiaria della Cherry Red Records, racchiude tutto quanto pubblicato dai Tigertailz prima maniera, ossia i due album Young and Crazy e Bezerk più un terzo Cd a mo’ di vera chicca, Singles, Live & Rarities (1986-1991), con ben cinque EP più Banzai (non il full length) del 1991, quello costituito da “Taking the Pain” nelle sue due versioni. A livello di bonus dei primi due dischi ufficiali c’è il primo demo della band del 1984, inciso da una formazione totalmente diversa a eccezione di Pepper e “Cheap Talk”, un brano uscito come flexi disc per Kerrang! Ad accompagnare il tutto un libretto di venti pagine, comprendente tutto quanto ci si attende da operazioni siffatte: foto, memorabilia a gogò, note tecniche approfondite e la storia dettagliata della band, vergata Dave Ling.

Sebbene la resa dei tre pezzi del demo sia simbolica, il resto dell’intero lavoro non contiene alcun filler, fatto che lo rende sicuramente prodotto dall’alto appeal, non solo in chiave di riscoperta storica.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

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Band: Tigertailz
Genere:
Anno: 2013
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