Recensione: For The Cause
I Madball dalla fine degli anni Ottanta in avanti sono i portabandiera indiscussi del verbo hardcore, insieme ai “cugini” Agnostic Front (il cantante Freddy Crucier è il fratello minore di Roger Miret) e ai mai dimenticati Cro-Mags di Harry Flanagan, proponendo una formula al vetriolo che mischia il punk HC di scuola Newyorkese al metal di stampo thrash. I Madball sono come un bel piatto di carbonara fumante con nessuna variazione sulla ricetta ed infatti anche in questo nono album in studio non deludono di certo le aspettative dei vecchi fan cresciuti nei centri sociali a pane, Raw Power e Suicidal Tendencies.
In cabina di regia troviamo Tim Timebomb Armstrong dei Rancid (tra l’altro anche ospite in “The Fog”) che dà un taglio punk rock alla produzione del disco (il mixing e’ meno compresso rispetto ai dischi precedenti), che scorre via senza pause e si fa ascoltare con piacere tra rasoiate alla carotide come “Rev Up” o la seguente piu’ melodica “Freight Train” con un ritornello catchy e rock n roll che vi si stamperà in testa per giorni. Il combo di NY ha inoltre chiamato in studio nomi del calibro di Sick Jacken (noto rapper di Los Angeles) e soprattutto Ice-T, vera icona del rap metal anni 90nta con i suoi Body Count, che si cimenta nella veloce e iconoclasta “Evil Ways”, dove in coppia con Crucier aizza l’ascoltatore con una serie di proclami e invettive rivolte contro il sistema e una societa’ conformista e appiattita al volere dei poteri forti. Non tutto il disco ha una qualita’eccelsa (“For You”), ma e’ indubbio che nel complesso “For the Cause” ha uno standard buono compositivo, come testimoniato da “Es Tu Vida” cantata in spagnolo.
Mitts apre “Old Fashioned” con un riff di chitarra sanguigno e pieno di arsenico che mettera’ alla prova le vostre coronarie, cosi’ come nella seguente “Damaged Goods”.
I Madball, come tante band che hanno vissuto la strada nella NY di fine degli anni Ottanta, fanno parte di un calderone di musicisti che hanno attinto da molti gruppi che non necessariamente rientravano nella scena underground HC, ma che hanno pescato a piene mani dal bagaglio musicale della scena capitanata all’epoca da band seminali come gli Agnostic Front e i Sick of It All (mi vengono in mente i Type o Negative, Life of Agony e Biohazard).
L’HC continuera’ a vivere nei cuori dei numerosi fan sparsi nei centri sociali di tutto il mondo finche’ ci saranno band vere e genuine che respirano l’odore fetido dei vicoli malfamati di NY come i Madball.
Disco onesto e solido che di certo non cambiera’ i destini della musica, ma che offre uno spaccato reale e un modo di concepire la vita genuino e mai costruito a tavolino.
Hardcore Lives!