Recensione: For the Fallen

Di Stefano Santamaria - 26 Maggio 2017 - 0:00
For the Fallen
Band: Memoriam
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
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62

Memoriam è il progetto musicale che vede coinvolti due membri degli ormai sciolti Bolt Thrower, storico progetto death metal che, con la scomparsa del batterista Martin Kearns, ha appunto deciso di fermarsi. Dopo l’album del 2005, Those Once Loyal, la seminale band aveva detto di volersi prendere una pausa, per una mancanza di idee e di un’ispirazione che regalasse ancora album di livello. 

Onestà che riconosciamo agli inglesi, i quali poi, dopo la morte dello “storico” membro del progetto, hanno pensato di chiudere i battenti. 

Karl Willetts e l’ex batterista Andrew Whale però, danno vita a questo progetto insieme ad altri due “vecchi” del genere della morte: Frank Healy ( Benediction, Sacrilege, ex-Napalm Death, ex-Anaal Nathrakh (live), ex-Cerebral Fix) e Scott Fairfax (Benediction (live), ex-Cerebral Fix, ex-Exploder, ex-Anal Back Charge, ex-Life Denied). 

Non nascondiamo emozione nel poter vedere una line-up di questo tipo, in memoria di una band che ha significato tanto per chi vi scrive. L’ideale continuazione di un project che per integrità ed attitudine è stata tra i cardini dell’old school, una macchina da guerra che non ha mai tradito ed ha saputo, nel nome della tradizione, anche evolvere il proprio sound e proposta. 

For the Fallen” invece è rimasta un’opera incompiuta, figlia di idee che non hanno saputo trasmettere brillantezza e quell’entusiasmo che ad esempio “Those Once Loyal” ci aveva regalato. I primi tre pezzi sono all’insegna del death più classico e monolitico; il primo sussulto lo si ha con ‘Corrupted System’, brano dai tratti punk che riesce a smuoverci. Il full-length va così crescendo, con le successive ‘Surrounded (By Death)’ e ‘Resistance’, che riteniamo essere i pezzi migliori del lotto. ‘Flatline’ è un brano anonimo che, come anche in altri, presenta divagazioni doom, ma che non riesce a ridestarci completamente. Il lotto si chiude con ‘Last Words’, altro debole episodio  di un album che non riesce a decollare mai. 

Non crediate che ci faccia piacere dire tutto questo, se non altro perché da appassionati ascoltatori di death metal, eravamo disposti a concedere la totale mancanza di idee innovative, ma non questa inerzia e assenza di passione. Forse non a caso gli inglesi, dopo “Those Once Loyal”, dissero di non avere più la giusta verve per continuare. 

Allora sorge spontanea la domanda: ci troviamo di fronte all’ennesimo album fatto per far cassa, per forzatamente dare voce ad una realtà che ha poco da dire? Può darsi, lasciando però a voi il giudizio ascoltando direttamente un album che ci fa tornare in clima di guerra, ma che resta opaca immagine di un passato i cui fasti non sembrano più ripetibili. Speriamo di essere smentiti al più presto, perché non manca certo l’esperienza e la classe ai musicisti. I cannoni tuoneranno di nuovo? Il tempo ci risponderà, rifugiandoci per ora nella nostalgia e ricordandovi che “In Battle There Is No Law”.  Amarissima sufficienza.

Stefano “Thiess” Santamaria

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