Recensione: For Unlawful Carnal Knowledge

Di Andrea Loi - 5 Gennaio 2009 - 0:00
For Unlawful Carnal Knowledge
Band: Van Halen
Etichetta:
Genere:
Anno: 1991
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
83

Una linea di pensiero – da sempre oggetto di “dispute” tra fan e critica – sostiene che il gruppo californiano dopo la dipartita di Dave Lee Roth, e col successivo innesto di Sammy Hagar, guadagnò in compattezza e solidità dal punto di vista del sound, contribuendo tra l’altro a rafforzare non poco anche gli equilibri interni in seno alla band, da sempre traballanti.

L’immagine vagamente clownesca, irriverente e sopra le righe che consacrò prima ancora della band, l’istrionico e biondo Diamond Dave come “IL” grande caposcuola di un certo filone in cui il rock veniva visto anche come intrattenimento e goliardia, tanto che lui stesso seppe costruirci sopra un’intera carriera solista, andò di conseguenza a scemare.
Fu questo, infatti, uno dei punti chiave della rottura che portò al più clamoroso split del decennio, separazione concretizzatasi dopo la sbornia del successo planetario di “Jump”, singolone scala-classifiche tratto da “1984”.

Per carità, i Van Halen nella loro formazione “classica” rimasero artefici di episodi indimenticabili.
Il loro strepitoso debutto è uno dei pochissimi best-sellers ad aver tracciato un solco profondo nella storia del rock duro, tanto da aver rivitalizzato un intero movimento che, con la crisi della triade ZeppelinBlack SabbathDeep Purple, sembrava essere arrivato al capolinea alla fine degli anni Settanta.

“For Unlawful Carnal Knowledge” (che rappresentava una frase scritta sulla gogna dei condannati del settecento esposti alla pubblica piazza) meglio conosciuto con l’acronimo di F.U.C.K., è il nono album in studio del gruppo californiano, il quarto che vede protagonista il “rosso” ex Montrose, e rappresenta forse il miglior “testimonial” per evidenziare l’antefatto di cui si argomentava prima. In realtà l’album avrebbe dovuto intitolarsi “Fuck Censorship”, una sorta di invettiva contro la censura musicale negli States, che obbligava gli artisti ad apporre gli odiati strikers sulle copertine. Tuttavia, una felice intuizione di “Boom boom” Mancini, ex pugile e amico di Sammy Hagar, consigliò al gruppo lo “stratagemma” riguardo al titolo del disco.

Conclusi così i gloriosi anni Ottanta, ricchi di successi, e con l’ombra di Crazy-Dave definitivamente dileguata (ora come tutti sanno, il frontman è tornato per una discutibilisisma reunion -ndr), il gruppo si presentò, nel 1991 – dopo ben tre anni di pausa – con undici pezzi nuovi di zecca che videro sopratutto un gradito ritorno all’hard rock più granitico e diretto, complice anche la produzione di Ted Templeman, alla consolle già nei primi album del quartetto e sinonimo di garanzia assoluta.

Il tessuto armonico dei brani ritornò ad essere decisamente più aggressivo ed elettrico e le tastiere, utilizzate in maniera massiccia nei due album precedenti, vennero relegate a un ruolo meno appariscente.

Il conforto di oltre quattro milioni di copie solo negli USA e una inaspettata vittoria di un “Grammy Best Hard Rock Performance” l’anno seguente, rappresentarono un ulteriore significativo indicatore di come la band avesse acquisito nuovi stimoli compositivi, mantenendo intatta la popolarità col passare degli anni.
Il suono viscerale, fragoroso, ad alta intensità di decibel, ritornava così ad impregnare le atmosfere del disco; il nostro Eddie si riabilitava inoltre (in tutti i sensi) agli occhi dei fan più esigenti, ritornando a macinare riffs tritatutto col suono inconfondibile e tagliente della sua sei corde. La potenza non consiste nel colpire forte o spesso, ma nel colpire giusto. E questa, per il quartetto, è una lezione imparata a memoria.

L’opener “Poundcake” è una valida sintesi di quanto appena affermato. Rocciosa, determinata e dichiaratamente “heavy”, è passata alla storia anche per l’utilizzo, nell’intro, di un trapano da parte di Eddie.
Il tema conduttore di questo full length è riproposto in maniera convincente anche in “Judgement Day”, che viaggia con una devastante sezione ritmica, sublimata in un chorus orecchiabile e rassicurante. Il brano vive, inutile dirlo, delle magie chitarristiche del buon Eddie (sempre lui!), come d’altronde l’ariosa “Runaround”, più sbarazzina ed ancorata ad un sound orientato agli anni Ottanta.
“Pleasure Dome” è al contrario, nettamente più “accademica” e ci riporta su territori molto meno easy-listening e dalla struttura molto eterogenea.
“In ‘N out” è semplicemente sfacciata ed irriverente nell’interpretazione di Hagar, la cui “versalità” in quest’episodio non è affatto in discussione. Il titolo della song e il testo fanno il resto.

Ma è “Right Now” il pezzo da “novanta” dell’album. Splendida nella sua trasposizione video, è caratterizzata da un’indovinata esecuzione al pianoforte e da un’andatura cadenzata, di gran classe.
Qui il gruppo sa dare il meglio, esprimendo in maniera collettiva un buon feeling esaltato dalla voce di Hagar, caratterizzata dall’espressività dei giorni migliori.
“316” “resuscita” le sigle numeriche che hanno imperversato nei titoli degli LP del gruppo negli Eighties ed è solo una breve strumentale dedicata al figlio di Eddie, Wolfgang, che ricopre attualmente il ruolo di bassista nella band.
“Top of the world” è l’altra perla dell’album. Avvincente nel chorus vede nella veste di ospite il grande Steve Lukather dei Toto alle backing vocals.

La song chiude degnamente quello che probabilmente, a conti fatti, è il miglior prodotto dell’era Hagar.

Discutine sul forum nel topic dedicato ai Van Halen!

Tracklist:

01. Poundcake – 5:21
02. Judgement Day – 4:38
03. Spanked – 4:52
04. Runaround – 4:21
05. Pleasure Dome – 6:57
06. In ‘N Out – 6:04
07. Man on a Mission – 5:03
08. The Dream Is Over – 3:59
09. Right Now – 5:21
10. 316 – 1:29
11. Top of the World – 3:52

Line Up:

Sammy Hagar – Voce, chitarra ritmica
Eddie Van Halen – chitarra solista, trapano (usato in Poundcake), tastiere, voce
Alex Van Halen – batteria, percussioni
Michael Anthony – basso, voce

Guest:

Steve Lukather – Back Vocals in Top of the World

Ultimi album di Van Halen

Band: Van Halen
Genere:
Anno: 1995
75
Band: Van Halen
Genere:
Anno: 1988
74
Band: Van Halen
Genere:
Anno: 1986
79
Band: Van Halen
Genere:
Anno: 1982
70