Recensione: For Whom Is the Night
“I curse the name of Saturn
Give my soul”
Dopo un silenzio durato ben sei anni dal loro esordio con “I – The Serpent”, tornano i Liber Null, trio italo-olandese composto da Psaalm (voce), Ades (basso e chiitarre) e Thorns (batteria), chiamati a confermare quanto di buono lasciato trapelare con il precedente lavoro.
Come spesso accade nella musica black metal, gli artwork sono un gustoso antipasto che lascia presagire quale sarà la nostra cena: è un insieme di simboli, immagini e sigilli che attingono al lato più oscuro e malinconico della vita (e della musica): basti pensare ai continui riferimenti a Saturno, il pianeta malefico per eccellenza (visto che ha caratteristiche diametralmente opposte a quelle del Sole). L’effetto malefico è indubbiamente accentuato dalla scelta di un sound più naif, che riporta la band ad una dimensione più violenta, oscura; l’impressione è che For whom is the night possa rendere particolarmente bene dal vivo.
Nocturnal craft è aperta da chitarre allo stato brado, che avvolgono e coinvolgono l’ascoltatore: un pugno allo stomaco, un maelstrom di rabbia malefica. Bellissima la nenia malefica di Hexenblood vessel, accompagnata da un lento riff, pronto ad esprimere il suo potenziale distruttivo: il brano è impreziosito da un gioco tra voce e contro-voce che dà un tono ancor più inquietante al pezzo. Gandreidh parte forte, è una canzone veloce dall’animo trash impreziosita dai controtempi alle pelli; è un importante spartiacque nella struttura del disco, perché dopo questo brano assumerà toni più death, con arpeggi e armonie più soft che intervallano la struttura massiccia e corposa delle canzoni. Mercy is a blade ci riporta nell’abisso dei Liber Null: “la pietà è una lama”, ma in questo caso sembra piuttosto un martello pronto a rompere il cranio di qualche dannato. To the death’s light è il brano più riuscito dell’intero album, con un drumming iniziale coinvolgente al punto tale che è difficile non fare headbanging durante l’ascolto. Assume poi connotati più duri: particolarmente riuscito il passaggio in cui vengono abbinate, alla base ritmica, le spoken words. They listen in chiude il disco, così come è stato aperto: un brano dal sapore duro e aspro.
Cosa sarebbe la notte senza il nostro romantico satellite? La risposta a questa domanda ce la offrono i Liber Null, con “For whom is the night”, in cui l’oscurità (black metal) è mitigata dalla luce della Luna (death metal), che ci mostra la bellezza della notte: potremmo definire questo album una sorta di selenic blackned death metal.