Recensione: Force Majeure
I Warlock, dopo il grandissimo successo di Triumph and Agony, svanirono nel nulla come moltissime stelle del panorama heavy metal. Unico testimone dell’avventura Warlock è Doro Pesch, la singer più famosa della Germania.
Sono passati due anni dal successo mondiale di Triumph and Agony (un vero e proprio best-seller) e Doro si trasferisce negli States dove pianifica il suo nuovo progetto: un progetto che nasce quasi come una all-star band, visto che vede alla batteria il famosissimo Bobby Rondinelli, alla chitarra l’ancora giovane Jon Devin e al basso Tommy Henriksen (già Warlock nell’ultimo periodo). Il debutto dei DORO avviene dunque nel 1989, e tramite la potente etichetta Vertigo, il disco è forte di una produzione mainstream e di una larga distribuzione.
L’apertura del disco è atipica, visto che è posta come opener la famosissima cover di A Whiter Shade of Pale (poi ripresa anche dai Riot), dove Doro da una bella interpretazione della famosa song. Poi finalmente arrivano i pezzi hard’n’heavy: si parte con le bellissime Save my soul, World gone Wild, due songs che non si discostano dal sound cromato e “commerciale” di Triumph and Agony, invece con Mission of Mercy siamo di fronte ad un mid-tempo arioso e quasi-inedito per la nostra biondona.
Beyond the trees è una ballad piano-voce letteralmente emozionante e dolcissima (non siamo al cospetto di una Fur Immer 2, ma poco ci manca), questa ballad prelude ad una serie di songs adrenaliche e dall’impronta americana: come Hard Times, Hellraiser (canzone dotata di un chorus enorme, quasi fa il verso agli Y & T di Contagious) e la speed I am what I am(aperta da un Rondinelli in grande spolvero). Ancora uno slow con Cry Wolf e poi ancora puro Heavy Metal con la dura Under the Gun, dotata di un rifferama memore di Bark at the Moon, Dream Evil e dei grandissimi classici dell’Heavy Metal mondiale.
Pensare ai Doro di adesso e paragonarli a quelli di Force Majeure è quasi un sacrilegio: basti pensare per prima cosa alla qualità dei musicisti reclutati per questo bellissimo disco e paragonarli ai giovani mestieranti che hanno infarcito l’ultimo Fight di chitarre pesanti certamente fuori contesto se si parla di hard’n’heavy. Poi si può prendere in considerazione che Doro in passato, grazie al supporto di Gene Simmons (suo compagno), poteva vantare produzioni grandiose e musicisti famosi mentre adesso i Doro incidono per una etichetta europea (lunga vita alla SPV) che non garantirà sicuramente alla band i fasti di Force Majeure o del seguente Doro.
Questo disco si può inserire un pelo sotto i dischi dei Warlock, ma sicuramente molto più in alto dei seguenti lavori solisti di Doro.
Tracklist:
1.A whiter shade of pale
2.Save my soul
3.World gone wild
4.Mission of Mercy
5.Angels with Dirty Faces
6.Beyond the Trees
7.Hard Times
8.Hellraiser
9.I am what I am
10.Cry Wolf
11.Under the Gun
12.River of Tears
13.Bis aufs blut
Line-Up:
Doro Pesch – vocals
Jon Devin – guitar
Tommy Henriksen – bass
Bobby Rondinelli – drums
Claude Schnell – keyboard’s special guest