Recensione: Force Majeure
Quella strana sensazione di predestinato. Ineluttabile.
Come se fosse già sicuro, scritto, impossibile da confutare. Una legge dell’universo scolpita, cristallizzata e definita da qualcosa di arcano cui non si può sfuggire.
Presente?
Ecco, l’avvicinarsi a “Force Majeure” nuovo – attesissimo (per esser spicci) – album degli H.e.a.t, era, è stato ed è questo.
Come l’andare incontro sorridenti e beati ad un qualcosa di surrealmente universale.
È lì, si sa, non si scappa.
È proprio così, un gran disco da urlo allupato: ce lo aspettavamo. Tutti.
E chi dice di no, lo fa solo perché ama fare “quello” controcorrente.
Ok, non c’è più lo svedesino saltellante – il superlativo Erik Grönwall – ed è tornato il palestrato e mascellone Kenny Leckremo, già primitivo ed ottimo cantante della band. In molti si sono detti dispiaciuti ed un po’ lo siamo stati anche noi.
Ci viene però da ricordare sorridendo come, allo stesso modo, quando Leckremo levò le tende la prima volta, in tanti si affrettarono a definirne la partenza come un colpo ferale al destino degli H.e.a.t, arrivati sino alle soglie della grandezza proprio anche grazie a lui.
Ed è stato anche in forza di questa considerazione che, dopo tutto, non ci siamo preoccupati o scomposti più di tanto. Kenny è un ottimo frontman, forse meno appariscente di Erik, ma ha corde vocali, espressività e look perfetti per tenere alto il nome del gruppo.
E così è stato: prestazione perfetta ed ineccepibile.
Diremo una follia: Erik è grandissimo. Ma su “Force Majeure” non ne abbiamo percepito la mancanza. Non avrebbe, probabilmente, potuto fare di meglio su di un disco che, senza chiacchierare morbosamente di cavilli stucchevoli, mettiamo per direttissima in concorrenza per il top del 2022.
Viaggia. Colpisce. Emoziona. Soddisfa. E va già tutto d’un fiato.
Un paio d’ascolti e t’ha preso: non te ne liberi più. Cresce ad ogni passaggio, s’infila sottopelle.
E scoprendosi, rivela di possedere tutto quello che serve per competere – in ogni galassia temporale – nel gruppone dei migliori album di Hard Rock melodico. Canzoni solide con ritornelli di cemento. Melodie contagiose.
Sferzate d’elettricità, momenti di adrenalina e manciate di raffinatezza ottantiana.
Viene difficile trovare difetti evidenti: anche la produzione ed i suoni sono di lusso.
I tempi del fallimentare “Into the great Unhnown” sono alle spalle: dopo il convincente “II” del 2020, “Force Majeure” riporta gli H.e.a.t nell’olimpo delle grandi band del settore con un nucleo di brani compatto ed omogeneo, caratterizzato da rarissimi cali di tensione ed un magnetismo che spinge a volerlo “possedere” sempre di più.
Un piacere quasi fisico che in pezzi come “Nationwide”, “Tainted Blood“, “Not for Sale” e “Demon Eyes” chiede, pretende ed esige volume crescente.
Tutto funziona alla perfezione e gira come un meccanismo ben oliato e performante. Un plauso alle schitarrate animalesche di Dave Dalone ed all’infinito Jona Tee, anima eterna e custode del segreto che ha reso gli H.e.a.t una delle band di riferimento nel settore da circa tre lustri.
Basta, suvvia. Basta così.
Si ascolti sto disco, se ne gioisca e lo si lasci crescere come merita. Ci ritroveremo poi a fine dicembre per decidere, tra “Force Majeure” e “The Endgame” dei conterranei Treat, a chi offrire l’oscar virtuale di migliore del 2022.
Per ora se la giocano loro…