Recensione: Force Of Destruction

Di - 2 Novembre 2012 - 0:00
Force Of Destruction
Band: Paragon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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76

Seguo con interesse il gruppo tedesco sin dai tempi del loro secondo album The Final Command, forse il periodo d’oro del power metal più allegro. Mi colpirono subito proprio per il loro essere controcorrente: stile veloce e al contempo roccioso, aggressivo, molto simile a quello dei loro connazionali Grave Digger. A distanza di svariati anni, e dopo quattro dalla loro ultima release, eccoli approdare al loro decimo disco con una line-up rinnovata. Abbiamo infatti due nuovi chitarristi: Wolfgang Tewes (già sentito suonare con Black Hawk e Crystal Shark) e Jan Bertram.

Ero molto curioso di ascoltare il loro nuovo Force Of Destruction, anche perché ammetto che il loro album precedente, Screenslaves, mi aveva lasciato piuttosto indifferente. Gli anni di silenzio a quanto pare hanno giovato alla band di Amburgo, restituendoci un gruppo combattivo e degno del suo glorioso passato. La prima cosa a colpirmi (oltre all’incisivo artwork realizzato da Dirk Illing) è l’intro melodica The Last Day On Earth. È proprio una certa apertura a nuove soluzioni il particolare che ci accompagna per buona porzione del platter.

Nonostante il sound dei Paragon resti robusto, ho notato una sterzata ad arrangiamenti più melodici che ben si amalgamano con le composizioni impetuose del combo tedesco. Iron Will è il classico brano di apertura, sparato e aggressivo, per rallentare solo nel ritornello. Tornado segue sulla scia della prima traccia, ottimo pezzo di power metal con un bel solo in cui i nuovi chitarristi dimostrano la loro abilità. È però con i pezzi successivi che i Paragon cominciano a fare sul serio. Gods Of Thunder è una bordata metallica che lascia il segno, guidata da un Andreas Babuschkin indemoniato e in perfetta forma.

La seguente Bulletstorm non è da meno ed è qui che appare evidente un approccio più ricercato nella struttura, soprattutto nel refrain, che rimane impresso sin dal primo ascolto. È la volta di Blood & Iron, traccia granitica con la presenza di due voci d’eccezione in qualità di ospiti: Kai Hansen e Piet Sielck. Se Blades Of Hell per quanto gradevole non si discosta molto dalla media delle composizioni della band, le cose tornano a migliorare con Dynasty, mid tempo dal sapore epico e malinconico, che mi ha riportato alla mente i Grave Digger di Tunes Of War.

Si torna a parlare di velocità con Rising From The Black, dove, oltre a un ottimo ritornello orecchiabile, risaltano di nuovo le chitarre del duo Tewes/Betram, lanciate su ritmi di Priestiana memoria. Demon’s Lair ci concede un’altra tregua: nella strofa Babuschkin dimostra di essere in grado di cantare anche su linee più morbide, per poi spingere di nuovo nella parte centrale. Secrecy chiude in modo impeccabile il disco “regolare”, mentre lascia qualche perplessità la cover di Son Of A Bitch degli Accept, presente come bonus track, brano che non mi ha mai entusiasmato, neanche nella sua versione originale.

Direi che quello che abbiamo tra le mani è un ottimo prodotto che si rivela più interessante a ogni ascolto e che sancisce il gradito ritorno di una band di sicuro troppo sottovalutata. Consigliato.
 

 

Mauro Saracino

 

Tracklist:
1.    The Last Day on Earth
2.    Iron Will
3.    Tornado
4.    Gods of Thunder
5.    Bulletstorm
6.    Blood & Iron
7.    Blades of Hell
8.    Dynasty
9.    Rising from the Black
10.    Demon’s Lair
11.    Secrecy
12.    Son of a Bitch
13.    Blood & Iron (Remix)

Formazione:
Andreas Babuschkin – voce
Wolfgang Tewes – chitarra
Jan Bertram – chitarra
Christian Gripp – batteria
Jan Bünning – basso

 

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