Recensione: Force of Evil

Di Abbadon - 5 Febbraio 2004 - 0:00
Force of Evil
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Anno: 2004
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79

Finalmente, dopo un posticipo di qualche mese, è uscito sul mercato l’esordio di uno dei cosiddetti supergruppi (band emergenti ma composte da elementi già di spicco in qualche altro combo) che più aspettavo. Il quintetto in questione è quello dei Force of Evil, formato da Michael Denner e Hank Shermann (i due chitarristi dei primi Mercyful Fate tanto per intenderci), Hal Patino (bassista dei King Diamond), Bjarne Holm (batteria) e dal giovanissimo vocalist Martin Steene (24enne già agli Ironfire). Da tale esordio, visti i nomi (almeno i principali) della band, mi aspettavo, se non un successo immediato, sicuramente un prodotto carico di aggressività, cattiveria e, non ultima, tecnica strumentale eccellente. Ero meno sicuro dal lato vocale del disco, visto che questo Steene era a me praticamente sconosciuto. Ebbene, la maggior parte delle mie aspettative sono state puntualmente soddisfatte. Anche se il disco non è, ovviamente, un capolavoro, per essere debutto questo “Force of Evil” è davvero di notevole fattura, un mix di diversi connotati che si fondono in un tutt’uno non indifferente. Per chi temeva (e spero siano pochi) un sound, diciamo così, soft, già si viene smentiti dall’intro “Dawn on Dominion”, che fa da sunto preciso e conciso (senza però perdere le caratteristiche che una buona intro deve avere) a quello che sarà in seguito. Ovvero una roboante sequenza di musica estremamente tirata, affilata e graffiante, sia nelle tracce veloci che nei mid-tempo (che comunque non danno tempo di riposare, garantito). Partiamo dalla cosa che mi ha convinto di meno, la batteria. Tiene decentemente i tempi, ma non è mai particolarmente decisiva o anche solo incisiva. Da questo punto di vista si poteva fare di più. Questione cantante : da Martin, forse illuso dai nomi che aveva accanto, mi aspettavo qualcosa di più. Sicuramente sono molto severo io, visto che nonostante la giovane età il livello è comunque già abbastanza buono, è solo che non è scattata quella molla che fa dire : “Toh, questo è un grande”. Il tono di voce è piuttosto particolare e si adatta discretamente col suonato, e mi sembra anche che il vocalist si trovi a suo agio quando canta “normale”, trovandosi però in difficoltà (qualche minima stecca c’è) quando deve forzare e snaturarsi eccessivamente. Anche in materia di cattiveria credo sia nelle sue corde dare qualcosa in più ma nel complesso, vista l’età, i margini di miglioramento e le occasioni che avrà per farsi le ossa, sono abbastanza convinto che di Martin Steene sentiremo ancora parlare. Ora però arriviamo al bello. Sorvolando su Hal Patino, sempre impeccabile quanto a puntualità di esecuzione e capacità di tenere le redini della sezione ritmica, arriviamo alle due asce di Denner e Shermann. Questi due “tizi” sono come sempre estremamente affiatati sia nell’esecuzione dei riff che nei solos (alcuni davvero pirotecnici e spettacolari), e queste caratteristiche si notano con piacere lungo le 11 canzoni. Gli accostamenti musicali che si possono fare sono molti, dai Mercyful Fate delle origini passando per svariati generi, che rendono di non immediata collocazione il genere del disco. Si fondono alcuni tratti (specie in alcuni riff di introduzione) di scuola Priestiana (quella più estrema, facendo le dovute proporzioni in materia di composizione e ispirazione, ma sullo stesso livello e forse oltre per quanto riguarda la cattiveria messa nel suonare), a venature thrash (ridotti però a pochi frangenti chitarristici) e speed. Nel complesso direi che, senza dilungarci in particolari elucubrazioni, siamo di fronte a Heavy Metal, e di quelli senza fronzoli. In materia di song sono abbastanza convinto (per ora, visto che con gli ascolti ripetuti le impressioni cambiano) che non vi siano pezzi che, dopo i primi ascolti, siano a livelli clamorosamente superiori rispetto agli altri, semplicemente abbiamo oltre mezzora di musica rocciosa, che per ora, nei miei gusti, vede i suoi picchi nelle splendenti “Mindreaker” (track rapida, grezza quanto basta e molto coinvolgente) e “Eye of the Storm” (prototipo dei mid tempo presenti su Force of Evil). Ciò non toglie che anche le varie “The Calling”, “Demonized”, “Under the Blade” eccetera siano da sentire e risentire. Non mi rimane più molto da dire, adesso aspetto solamente l’uscita del DVD (prevista, mi pare e chiedo venia se faccio errori, per Marzo/Aprile), per vedere quanto questi ragazzi, specie i nuovi, se la sappiano cavare dal vivo, e spero in un grande “sophomore album”, in grado di consacrarli definitivamente. Solo per questo tengo “Force of Evil” ad una spanna sotto la mia valutazione di album ottimo (che per me è 80). La tengo a buonissimo (e magari per alcuni sarò anche basso), con la speranza di aumentarlo più in là col tempo.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :

1) Dawn of Dominion
2) The Calling
3) Hell On Earth
4) Fountain of Grace
5) Mindbreaker
6) Demonized
7) Eye of the Storm
8) Under the Blade
9) Misery Man
10) Eternity
11) Samhain

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Anno: 2004
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