Recensione: Forgotten
Non fatevi trarre in inganno dal fatto che i Pequod siano arrivati a pubblicare il primo full-length, “Forgotten”, caratterizzato da un irruento e ‘ignorante’ thrash/death proprio negli anni del rilancio del genere; avendo a monte il sospetto che l’abbiano fatto per cavalcarne l’ondata, più che per l’effettiva passione personale. Sebbene in altri casi questo dubbio non sia facilmente fugabile, per quanto riguarda il combo teutonico per dissolverlo è sufficiente ripercorrere brevemente la decennale carriera dello stesso.
I Pequod si sono formati nel 1998 a Monaco di Baviera adottando come moniker il nome dell’imbarcazione del capitano Achab nel romanzo “Moby Dick” (raffigurata nell’inquietante artwork del CD), con che facendosi una dura gavetta prima di riuscire a debuttare sulla lunga distanza. Ben tredici anni durante i quali l’ensemble bavarese è ‘salpato’ alla ricerca di una firma con un’etichetta discografica che li supportasse, pubblicando nel frattempo due demo e un EP, fra vari cambi di line-up e numerosi concerti di spalla a gruppi dall’indubbio peso specifico come Napalm Death, Origin, Dismember, Tankard e altri. Per approdare, infine, presso la neonata label tedesca Thunderblast Records e, conseguentemente, a pubblicare “Forgotten”.
La partenza è affidata a “Bleed”, un ritmato intro strumentale, che ci catapulta nell’assalto frontale ‘slayeriano’ di “… To Death” dove, oltre al martellante e preciso drumming di Hieber, emergono anche i primi richiami a gruppi death come gli At The Gates e Carcass; evidenti invece nella successiva “Sickness” (ma soprattutto nell’ottima “A Hunter’s Tale”). Il cantato di Wagner alterna all’occorrenza scream caustici a profondi growl, specie nei pesanti rallentamenti che ricorrono tra i solchi dell’album cui si alternano, nei frangenti più serrati, anche sporadici blast-beats. Si passa poi a “Tragedy” ed è il turno delle due asce, che passano in prima linea con rapidi riff scuola primi In Flames e Dark Tranquillity (così come “A Vortical Experience” e “My Redemption”). Trascurando però quasi del tutto i passaggi melodici degli act scandinavi per non perdere neanche un’oncia dell’impatto feroce e dell’immediatezza che si erano abbattuti sull’ascoltatore nelle tracce precedenti. Peccato che a questo scopo siano stati sacrificati, talvolta, i soli di chitarra che, invece, avrebbero aiutato a caratterizzare meglio le singole canzoni.
“To Depart” e “Life’s A Lie” affondano le proprie radici in un background a cavallo tra thrash e death anni novanta; nel primo caso non molto distante da quanto proposto dai Fear Factory, svestito, però della componente ‘cyber’ (ovviamente con un approccio notevolmente più grezzo e senza uscire dal seminato). Assieme ad “A Hunter’s Tale” rappresentano gli episodi più convincenti del disco. Discorso a parte per la title-track “Forgotten” e la conclusiva “D.r.o.w.n.”, che si assestano su mid-tempo rocciosi e atmosfere cupe e malsane quasi doom, con risultati in definitiva apprezzabili anche se non eccelsi che comunque contribuiscono a donare eterogeneità alle composizioni.
I Pequod non offrono quindi niente di nuovo sotto il sole con “Forgotten”, tuttavia sono riusciti a far convivere con una certa coerenza e genuinità diverse influenze al fine di esplorare tutte le strade possibili per essere aggressivi e dirompenti al massimo: nessuno spazio quindi per concessioni melodiche, compromessi o innovazioni particolari. Credo che, almeno per il momento, tutto ciò non rientri nei piani del combo teutonico, vista la rotta intrapresa con questo promettente album di debutto.
Orso “Orso80” Comellini
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Track-list:
1. Bleed 1:20
2. … To Death 3:40
3. Sickness 4:30
4. Tragedy 3:38
5. To Depart 4:09
6. A Vortical Experience 4:57
7. Forgotten 5:01
8. My Redemption 5:12
9. Life’s A Lie 2:57
10. A Hunter’s Tale 4:07
11. D.r.o.w.n. 5:17
All tracks 45 min. ca.
Line-up:
Roland Wagner – Vocals
Daniel Kirstein – Guitar
Jens Burbaß – Guitar
Kris Samodol – Bass
Stefan Hieber – Drums