Recensione: Fortiis
Il Black Metal più puro e intransigente viene ancora dalla Sicilia, terra che con la sua natura e la sua storia sembra essere di grande ispirazione per la propria scena.
I Fortiis, un duo nato nel Dicembre 2001 formato da Caos [chitarre e drum programming] e Shudde [vocce e basso] ci presentano sei tracce tiratissime e ben suonate di un Black Metal “nostalgico” dei bei tempi andati, quelli in cui un gruppo chiamato Mayhem dettava legge. Chiaro è infatti il tributo che i nostri recano alla leggendaria band norvegese [e a tutta quella scena in generale, oltre ai Mayham cito i Carpathian Forest], sotto il punto di vista compositivo, nel riffing e nell’ ottima prestazione vocale di Shudde che ci regala vocalizzi “tombali” della migliore scuola “csihariana”. Le tracce perciò si muovono su binari canonici pur senza mai risultare noiose o scontate, con riff molto azzeccati e glaciali [semplice ma terribilmente catchy è il riff portante dell’ottima “So Fuckin’ Wild”], rallentamenti e variazioni di tempo che rendono i brani vari, coinvolgenti e -naturalmente- dannamente maligni.
Non ci sono molte parole da spendere su questo disco, e per una volta è da considerarsi un dato assolutamente positivo: per essere un secondo demo non c’è nulla che non vada, dall’esecuzione tecnica, alla composizione dei brani fino alla produzione -non del tutto perfetta ma che non pregiudica mai l’udibilità degli strumenti e la fruizione dell’album nel suo complesso- tutto è più che sufficiente per garantire un risultato di tutto rispetto. Ancora una volta però, mi permetto di consigliare al gruppo il reclutamento di un batterista vero e proprio, in vista [spero] di un primo album prodotto professionalmente.
I testi e le tematiche affrontate sono decisamente verso il lato più pagano e “tradizionalista” del Black, con particolari riferimenti alle divinità pagane elleniche e allo spirito della splendida natura siciliana. E ben vengano valorizzazioni di questo tipo.
Se cercate qualcosa di particolarmente avantgarde, avete sbagliato strada, se siete estimatori o semplicemente amanti del Black Metal nelle sue forme più pure, il materiale che troverete in questo dischetto sarà decisamente in grado di soddifare i vostri gusti più ricercati. Un ottimo prodotto, che consiglio senza riserve.
Il primo passo è stato fatto, ora servirà solo il tempo e un pizzico di originalità in più, portata dall’esperienza, per la realizzazione di un album perfetto sotto tutti i punti di vista. Un altro gruppo che meriterebbe di poter dire la sua con l’aiuto di un buon contratto.
Speriamo bene.
Tracklist:
1. Wood Black Run
2. The Core
3. So Fuckin’ Wild
4. Faithful Human Oblivion
5. Mal’erba
6. Death To The Great Star