Recensione: Foxtrot
La sostanziale differenza tra questo album e Nursery Cryme è senz’altro in qualche piccolo variamento a livello compositivo che pare quasi forzato. Infatti le sonorità sono le stesse ,ma si sa la classe non è acqua, e pur non variando genere i Genesis sfornano un altro capolavoro che forse non sa di originale come il suo predecessore, ma in cui nessun brano è inferiore (come accadeva appunto per Nursery).Si parte dunque dalla mitica Watcher Of The Skies (che tra l’altro apriva i concerti del gruppo nelle seguenti tourneè) dove la sezione ritmica ricama una base davvero di gran spessore tecnico e le tastiere onnipresenti di Blanks si rendono di nuovo protagoniste. Time Table ai primi ascolti forse non dice nulla, ma vista nel complesso dell’album si rivela la canzone giusta nel momento giusto, non un capolavoro, ma una buona song comunque al di sopra delle possibilità compositive di altri migliaia di gruppi passati e presenti. Get’em Out By Friday è di nuovo ironia alla “Harold the barrel” (vedi Nursery crime), stavolta però più seriamente arrangiata e complessa, in cui si pone il problema di cacciare gli alieni dopo anni di convivenza con i terrestri nel 2012. Non ci sono parole poi per descrivere Can-utility And The Coastliners, che da un arpeggio iniziale evolve in più soluzioni sempre nel suo incedere solenne da far venire i brividi. Horizons è un bel motivetto di cui Hackett si rende protagonista nei suoi due minuti scarsi di durata che introducono la monumentale Supper’s Ready. Si tratta di una composizione che sa più di collage di diverse canzoni ed idee in cui manca un collegamento centrale a reggere le varie parti ed a rendere il tutto più uniforme. Sono presenti al suo interno dei momenti davvero spettacolari, tra tutti “The guaranteed eternal sanctuary man”, la teatrale “The willow farm” (ricordando che Gabriel è reputato il padre della word-music) e i 9/8 che costituiscono la penultima parte, “Apocalypse”.
Supper’s Ready assieme a Tarkus (ELP) e Close to the edge (YES) fa parte delle tre suite che caratterizzano l’epoca del prog primi anni ’70 , dei capisaldi entrati di diritto nella storia della musica più ragionata e raffinata di sempre. Ma sarebbe più sciocco che ingiusto ricordare questo splendido album solo per la lunga suite finale, dato che come tutti i migliori album dei genesis dev’essere assimilato dall’inizio alla fine come un unico pezzo di storia.