Recensione: Fracture

Di Stefano Santamaria - 18 Gennaio 2018 - 0:00
Fracture
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
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72

Secondo capitolo discografico per i nostrani Insane Therapy. Il progetto ci regala un sound davvero potente, un mix di forza pura che pesca a piene mani dal death metal, dall’industrial e dal più moderno metalcore. Suite strumentali davvero selvagge e di impatto si intrecciano con cibernetici impulsi di sottofondo.

La forza del progetto è l’onda d’urto che i brani producono, una forza che tutto spazza e che ci riporta alla mente All Shall Perish e Suicide Silence. Voce strillante, passaggi gutturali e grugniti che si amalgamano con ritmiche assai variegate e dall’impronta grind. Parliamo del lato più delirante del filone, il tutto in una chiave però più attuale e senza veri e propri punti di riferimento.

Muro di suoni si abbatte sull’ascoltatore, sbattendoci addosso la faccia e finendo con i denti rotti per la consistenza dell’album. Tanta scuola americana per “Fracture”, full-length dal lotto di pezzi di qualità, in grado di non disperdersi in brutalità fine a se stessa. 

Molto stimolanti gli intarsi elettronici di sottofondo, connotazioni che, come dicevamo anche poc’anzi, sono veri e propri conati di industrial. Tutto risuona massiccio, virilità che non è però solo compiacenza, ma che inevitabilmente non farà la gioia dei palati più sofisticati. Gli intenti degli artisti non sono certo quelli di creare qualcosa di nuovo o di tingere le tracce di sfumature emotive.

 Ci viene urlato in faccia odio senza filtro alcuno, senza ricercare vie diverse da quella del più nerboruto metalcore. Non troviamo episodi nel lavoro che spiccano sugli altri, ritenendoci uniformemente soddisfatti, seppur con qualche rimpianto sulla mancanza di elementi che distinguano gli Insane Therapy dal resto del filone. 

Al di là di ciò, “Fracture” è pugno dritto allo stomaco, passionale e schietto nel proprio intercedere senza mai mostrare debolezza tecnica. Vedremo se, alla prossima, ci sarà quella personalità in grado di far fare loro il definitivo e meritato salto di qualità. Noi vogliamo scommetterci su, godendoci sin da ora un disco pregno di sostanza e che vi sbalzerà dalla noia della poltrona di casa, facendo ciondolare le vostre teste. Forza ragazzi, avanti così.

Stefano “Thiess” Santamaria

 

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