Recensione: Frail Sight [EP]
Come si sa, pochi altri generi come il death metal toccano tutte le lande del globo terracqueo, e in particolare quelle islamiche, per ovvi motivi assai distanti dalla cultura e tradizione europea. Improvvisamente vicine, però, quando trattasi di musica estrema (si vedano gli algerini Lelahell dell’eroico Lelahel, per esempio).
Il caso in esame riguarda i turchi Carnac, formatisi soltanto nel 2014 ma già in grado di farsi notare, artisticamente e tecnicamente, da una label importante come la Sliptrick Records. Il mezzo, il loro debut-EP, intitolato “Frail Sight”.
Un dischetto peraltro composto da soltanto quattro song per una durata di sedici minuti, sufficienti – infatti – per farsi un’idea del quintetto di Ankara. Idea che si materializza in maniera piuttosto consistente, giacché i Nostri danno la sensazione di non essere alle prime armi, bensì di bazzicare parecchio nell’underground metallico. Merito, certo, della produzione di Bahadýr Sarp, moderna e pulita, ma ancor più dei musicisti stessi. Capaci di dar vita a un death magari non originalissimo ma assai centrato, sostenuto da massicci riff di evidente derivazione thrash, dall’hyper-blasting drumming di Baybora Topaloğlu e dall’isterico growling di Burak Yenitepe, quasi indefinibile per la sua vicinanza allo screaming.
Ancor di più valida, rispetto alla singolarità dei componenti, è la forza di coesione fra gli stessi, che disegna uno stile interessante come mood; profondo e drammatico, a volte tetro e oscuro. Nessuna concessione a divagazioni melodiche, inoltre, come non c’è alcun richiamo a eventuali elementi di natura etnica.
I Carnac, insomma, è come se suonassero in qualunque città europea. Forse nel DNA si percepisce qualcosa di mediterraneo, come accade a volte nelle band italiane e/o spagnole, ma si tratta solo di sensazioni istintive dettate dalla personale sensibilità. Non palesi, cioè.
Anche le song, benché in numero insufficiente per poter elaborare un’impressione a 360° dell’act dell’Anatolia, forniscono a chi ascolta un sentore di compiutezza, osservandole dal punto di vista compositivo.
Nel dettaglio, “Menhirs Of Enmity”, brano dall’incipit lento e sinuoso, dall’incedere vario e articolato ma, in special modo, foriero di visioni inquietanti sul futuro del percorso che sta intraprendendo il genere umano. Esattamente come raffigurato nel sinistro disegno di copertina.
Le premesse per dar seguito a “Frail Sight” con un album ci sono tutte, quindi. Sta ai Carnac saperle sfruttare nel modo più semplice, continuando su questo stesso percorso.
Daniele D’Adamo