Recensione: Frailty
Nascono nel 2002 in Toscana gli Angel’s Last Breath, già autori di un demo intitolato A Night at the Cemetery e protagonisti di svariate apparizioni in alcuni concorsi locali. Oggi, in seguito a un radicale rinnovamento della line-up, giungono al secondo passo della loro discografia, con un nuovo cd dimostrativo della durata complessiva di venticinque minuti, strutturato in cinque brani di prog-power metal dai contorni tradizionali.
Frailty è il titolo di questo nuovo lavoro, un titolo, purtroppo per la band, in qualche modo profetico. Fragile si rivela infatti la personalità del gruppo, troppo legata agli abusati stilemi del genere, e fragile si rivela anche la proposta musicale stessa, concentrata su brani che non convincono né dal punto di vista dell’originalità né da quello del coinvolgimento. Si salva tutto sommato l’esecuzione tecnica, con alcune riserve per le parti vocali. Vanamente infatti il singer Dario Nesi si inerpica per sentieri ancora al di là delle proprie possibilità, intestardendosi su traballanti frequenze medio-alte, in nome delle quali si trova peraltro costretto a versare un esoso tributo di espressività. Da tale punto di vista, da dimenticare il più presto possibile la zoppicante Evil Dimension, che soffre anche un assolo di chitarra non esattamente pulito. Sorvolando sulle stecche imperversanti sulla title track e sulla (troppo) ambiziosa When Fantasy Deadly Lies – che andrebbero archiviate alla voce “come farsi del male da soli” – c’è da registrare una prestazione di tutto rispetto da parte degli addetti alla sezione ritmica, con una menzione particolare per il drumming preciso e fantasioso di Eliseo Grillini. E’ soprattutto grazie a lui e se anche i pezzi più deboli a livello compositivo mantengono un discreto margine di ascoltabilità, tale da far dimenticare almeno a tratti le fastidiose sbavature nel suono della chitarra, affidabile in fase di riffing, caotica e dispersiva al momento cruciale degli assoli. Discorso a parte per quanto riguarda le tastiere: nulla da eccepire dal punto di vista tecnico, ma certe scorribande neoclassiche appaiono fin troppo leziose e fini a se stesse, a maggior ragione in questo contesto musicale, che avrebbe un gran bisogno di maggiore spontaneità.
Il meglio della band viene fuori con …And the Curtain Falls, quando purtroppo è troppo tardi per ribaltare il verdetto finale. Fatta l’abitudine ai problemi tecnico/interpretativi delle linee vocali – forse incattivire un po’ il timbro rinunciando a qualche acuto risolverebbe molti problemi – restano diverse idee meritevoli di attenzione a livello strumentale, con un refrain piuttosto orecchiabile e un paio di passaggi ritmici di pregio.
Troppo poco tuttavia per guadagnarsi la promozione. Considerata la complissità della proposta, la priorità è ora tappare le falle a livello tecnico, soprattutto là dove appaiono più vistose. In seguito si dovrà lavorare sulla qualità dei brani, e possibilmente farsi venire qualche idea originale a livello di songwriting. Infatti, quello del power-progressive è oggigiorno un settore tra i più inflazionati, e per farsi un nome nella scena non basta saper suonare e affidarsi alla tradizione: è necessaria una forte personalità e la capacità di dire qualcosa di nuovo – caratteristiche che gli Angel’s Last Breath devono ancora sviluppare compiutamente.
Tracklist:
1. Dreams Stealer
2. When Fantasy Deadly Lies…
3. Evil Dimension
4. Frailty
5. …And the Curtain Falls