Recensione: Frammenti Compiuti
Apri gli occhi per vedere tutto ciò che senza luce non potresti mai sapere
Chiudi gli occhi per sapere tutto ciò che con la luce non potresti mai vedere
(da “Durrat al Fakhira”)
I Malaavia nascono alla fine degli anni Novanta dalle ceneri della band prog. Blue Tango di Napoli, nella quale militava il cantante e compositore Pas Scarpato. Quest’ultimo, coadiuvato dai superstiti compagni di viaggio Oderigi Lusi (pianista) ed Egidio Napolitano (percussionista) coinvolge nel nuovo progetto anche Tullio Ippodamia e insieme formano il primo nucleo dei Malaavia. Dopo buoni piazzamenti in contest musicali e concerti psichedelici, nel luglio del 2000 entrano a far parte della scuderia Marocco Music, agenzia napoletana che promuove artisti come Enzo Avitabile, Alan Wurtzburger e Napoli Centrale. Grazie al nuovo contratto e alle proprie doti tecniche, la band, ampliando l’organico, è scritturata per accompagnare Giovanni Mauriello, storica voce solista della Nuova Compagnia di Canto Popolare. All’inizio del nuovo millennio Pas e Oderigi vantano collaborazioni con membri del Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme. Nel frattempo inizia il sodalizio con il batterista Lucio Fontana e in sede live la band ha modo di condividere il palco con il quartetto d’archi napoletano Solisti dell’anima. Il 2002 è l’anno della svolta: Oderigi Lusi ed Egidio Napolitano cominciano ad occuparsi di musica d’arte, Lucio Fontana prende altre strade; Pas Scarpato si trasferisce a Bergamo in cerca di produzioni discografiche per rivitalizzare il progetto Malaavia. L’incontro con Massimo Orlandini e la Ma.Ra.Cash Records permette la realizzazione del primo concept-album del gruppo, il barocco Danze d’incenso. Tra gli ospiti figurano Lino Vairetti degli Osanna e Michele Mutti de La Torre dell’Alchimista. Nel 2003 nasce, altresì, “La carovana dell’interiorità”, gruppo di estimatori della band e delle sue tematiche trascendenti, che si organizzerà online. Il gruppo non disconosce le sue aspirazioni artistiche e definisce il proprio sound art rock esoterico: il solo scopo è dare spunti di riflessione in un mondo dove tutti urlano e il vero anticonformismo è quello di presentarsi in tono dimesso.
Dopo aver aperto alcuni show per il Banco del Mutuo Soccorso, Gianni Leone del Balletto di Bronzo, la PFM e addirittura gli Yes, la nuova formazione nel 2008 realizza il secondo studio album, Vibrazioni Liquide, pubblicato da Multiforce. Superato un periodo di stasi nel 2009, la line-up si arricchisce di Shana Stucchi, vocalist dall’impostazione teatrale e Carlo Leone, il quale gestirà tutti i suoni in studio dei Malaavia. Alla fine del 2014 esce di nuovo per Ma.Ra.Cash Records Frammenti Compiuti, un album nel quale i Malaavia mettono a frutto tutte le esperienze accumulate negli anni per dar vita a un sound rinnovato ma sempre progressivo. D’altro canto l’incontro col poeta e traduttore dall’arabo Francesco Medici offrirà a Pas Scarpato lo stimolo per trasporre in musica una prima lirica (Canto Sufi) del poeta arabo della diaspora Ameen Rihani.
Quello che ci apprestiamo a commentare, dunque, è un album tutt’altro che scontato, fatto di brani strumentali accostati ad altri cantati, figlio di una band che ha ambizioni artistiche notevoli e un messaggio morale da trasmettere all’ascoltatore. Le danze si aprono con “Specchi del tutto”, un opener strumentale ricco di sfaccettature e cambi d’atmosfera. Predominano le tastiere ma anche un drumwork incisivo. Siamo alle porte di un labirinto sonoro che ci stupisce subito con la successiva “Sabbia che tocchi?”, brano atto a ribadire la componente etnico-arabeggiante dei Malaavia: chitarre gitane, drumwork sincopato e la voce istrionica di Pas Scarpato creano un affresco di lirismo autentico, difficile da imitare da band di minor caratura. Puro onirismo in “Sideral Theme”, intermezzo raffinato con pianoforte, basso e batteria a dialogare sapientemente. Testi romantici all’inizio di “Terra di Mohammed”, che spiazza passando dal sole d’Arabia a tinte occidentali (rese da un synth nostalgico); al microfono compare anche Shana Stucchi, la quale dà una buona prova delle sue doti canore anche se risulta troppo impostata. Nel finale del pezzo ci sembra di camminare attraverso un suk affollato, effetto straniante e accogliente al contempo. Momenti di psichedelica con testi divertiti e metafisici in “Durrat al Fakhira (La Pietra Preziosa)”: «Quando morirò mi dissolverò in tutti quelli che mi amano, da tempo ho imparato ad ascoltare tutti i riflessi della mia mente.» Nella lunga parte centrale della composizione si respira aria di trascendenza, obiettivo costante della band. Questo tipo di strofe liriche nei loro parallelismi invitano a un autentico recede in te ipse e sono il marchio di fabbrica del combo. Trasuda classe cristallina pure la strumentale e mediterranea “O mare”, che richiama certi Camel per quanto riguarda la ricercatezza degli arrangiamenti. Pezzo più lungo in scaletta, “Niente più” ben riunisce tutti gli aspetti dei Malaavia e la voce di Shana Stucchi regala una prova finalmente all’altezza. Seguono due brevi intermezzi, entrambi deliziosi: “Mother Green” e “Journey To The Stars”. Strofe in italiano e refrain inglese per “Time is Memory”, altro centro, con parte finale tirata. Vince la palma di brano più oscuro e impegnativo, invece, “Sodoma by Night”: una voce narrante parla di Adamo ed Eva, definiti l’imperdonabile lapsus di Dio, del possibilismo che condanna il nulla, di Freud e del valore gnoseologico della trasgressione. Un inno baudelairiano degno del prog. rock colto dei Seventies, sicuramente questo pezzo resterà indelebile nelle vostre menti. Dopo tanto pathos l’album si chiude con due pezzi canonici, “Canto Sufi” “Grey Fragment”, tutt’altro che filler.
In definitiva Frammenti Compiuti è un disco memorabile, eclettico, ambizioso e non privo di originalità (valore aggiunto difficile da trovare in tanto neo prog.), ma senza tentativi di strafare fini a se stessi. I singoli musicisti convergono nella riuscita delle singole canzoni e la tracklist è ben bilanciata. Unico neo la produzione, che poteva/doveva valorizzare di più la vena creativa della band. Nel 2016 la band è tornata on the road per una serie di concerti e la progettazione del nuovo album che vedrà di nuovo la partecipazione di Francesco Medici per le liriche dei testi. “La carovana dell’Interiorità” dei Malaavia dopo l’ennesima sosta riprenderà il suo cammino, noi aspettiamo impazienti.
Roberto Gelmi (sc. Rhadamanthys)