Recensione: Freakery
Debutto discografico per i californiani Cretin, che, dopo l’ep del
2004 (Cretanic Grind Ambush), mettono a segno un bel colpo, con il primo
full-length Freakery, targato -guarda caso- da Relapse. Un
disco tutta sostanza, che riesce nel compito di suonare old-school senza
risultare una piatta rivisitazione di gruppi che hanno segnato le prime fasi del
genere.
Infatti la band mette subito in evidenza il proprio credo musicale, ribadendo
con fermezza la volontà di riprendere il feeling del grind di fine anni 80 e
inizio anni 90, assumendo come muse ispiratrici gente come Napalm Death,
Terrorizer, Repulsion. Basterebbe fare un giro sul sito ufficiale
dei Cretin, leggere il manifesto che schematizza, quasi fosse una sorta
di comandamento, il proprio stile, per rendersi conto di come suoni
Freakery: nessun approccio moderno alla registrazione, nessuna
concessione alla velocità pura senza preoccuparsi prima di rendere catchy e
irresistibili le proprie canzoni, maggiore importanza al feeling che
all’esecuzione tecnica e l’utilizzo di vocals graffianti e “bastarde” ma
assolutamente decifrabili, rifuggendo da growl esasperati e da eventuali effetti
vocali. Non tanto questo un aiuto ai recensori del disco, ma una vera e propria
indicazione su come approcciarsi ad un lavoro del genere. In un panorama
musicale in cui si assiste ad una standardizzazione del suono, i Cretin
mettono subito a tacere coloro che giudicano un album dalle novità in esse
contenute, senza tenere conto dell’effettivo valore dello stesso.
Irriverenti, ironici e scanzonati, i nostri sono musicisti di una certa
esperienza (ad esempio il bassista Matt Widener e il batterista Col
Jones hanno militato entrambi negli Exhumed), che mantengono fede al
proprio manifesto regalandoci un disco di indubbio valore, una classica mazzata
grind in cui le violentissime sfuriate in blast beat, sono ben accompagnate da
un riffing lineare e coinvolgente, tanto da rendere le brevi tracce facilmente
assimilabili e a dir poco irresistibili. Grazie a qualche assolo fulminante e a
rallentamenti posizionati nei posti giusti, si crea quel tocco di variabilità,
quel feeling tanto ricercato dai nostri, che farà la felicità di parecchi
estimatori del genere, ne sono sicuro. Un aiuto in questa direzione viene dato
dalla produzione, ruvida e potentissima, che ci regala fedelmente la prestazione
del trio.
Un disco concreto, fatto di tanta passione, dedizione al genere, sudore, di
sana voglia di suonare rumorosamente e velocemente senza badare troppo al
risultato. Almeno questo ci fanno credere i Cretin, che ci regalano un
album che invece è riuscito molto bene: perfettamente diretto, divertente, e
old-school. Freakery riuscirà a far scatenare anche l’ascoltatore
più pacato, e se durante l’ascolto vi troverete a dimenarvi nella vostra stanza
senza riuscire a pensare ad altro, allora i Cretin avranno raggiunto il
loro scopo.
Stefano Risso
Tracklist:
- Tooth and Claw
- Tazer
- Daddy’s Little Girl
- Uni-Tit
- Cook the Cupcake
- Cockfight
- Object of Utility
- Creepy Crawlies
- Walking a Midget
- Uncle Percy
- Dirt Eater
- Mannequin
- A Fowl Fetish
- Making Roadkill
- The Yawning God
- Profane