Recensione: From a Tormented Soul

Di Emanuele Calderone - 18 Agosto 2011 - 0:00
From a Tormented Soul
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Anno: 2011
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76

Nati nel 2007 nella cittadina di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, i Last Eternal Breath arrivano alla loro prima pubblicazione con il demo autoprodotto “From a Tormented Soul”.
Dediti a un death metal piuttosto vario complesso, i quattro siciliani -uno dei due chitarristi ha lasciato la band- ci propongono un prodotto professionale e gradevole, che mette in mostra non solo le ottime doti esecutive, ma anche una più che discreta capacità in fase di songwriting.

Diviso in quattro tracce, per un totale di 21 minuti di musica, “From a Tormented Soul” prende evidentemente spunto dai mai troppo elogiati Death di Chuck Schuldiner, specie nei passaggi più tortuosi e ricercati. È impossibile, dall’altra parte, non notare un’importante influenza esercitata dal melodic death metal nordeuropeo: le melodie sono imbevute di gusto svedese, richiamando da vicino band celebri, in primis gli At the Gates.
Strutturalmente il demo risulta articolato, senza per questo essere dispersivo: il riffing, pur se melodico, è serrato e potente. Il lavoro alle sei corde, assai vario e mai banale, viene svolto da Davide e Marcello con grande perizia tecnica e precisione.
Stesso dicasi per la sezione ritmica: Salvatore picchia come un forsennato sulla sua batteria, scandendo tempi in continua evoluzione, che conferiscono movimento a ciascuna delle quattro composizioni. Adriano al basso non si limita a seguire timidamente il drumming: il bassista si ritaglia uno spazio tutto suo, contribuendo anche per quel che concerne il reparto melodico, sfoderando  degli assoli di gran gusto.
A tutto ciò si aggiunga poi la voce di Alessandro Papa. Il cantante, nonostante la sua giovane età (appena 21 anni), fornisce una prestazione di buon livello: il growl si attesta su tonalità profonde e aggressive, mentre lo scream ricorda la voce di Schuldiner, pur con le dovute differenze. Anche se il timbro non è ancora particolarmente personale -e ciò è dovuto, presumibilmente, ad una mancanza di esperienza-, stupisce l’ottima esecuzione e l’apparente disinvoltura con la quale Alessandro riesce a cambiare continuamente registro.

Spostando l’attenzione sui pezzi qui contenuti, quelli che, personalmente, mi hanno stupito maggiormente sono stati “Echoes of War” e la conclusiva “Pandeistic”. La prima è, con buone probabilità, la canzone più diretta del lotto: riffing potente e aggressivo, ritmiche possenti, voce “cavernosa” e pochi fronzoli. La traccia in questione presenta poche variazioni, eppure riesce ad essere dannatamente efficace ed appassionante, grazie soprattutto alle melodie azzeccate e allo splendido assolo dal sapore neoclassico, che rende ancor più interessante il brano.
La seconda rappresenta invece la vetta massima raggiunta dai nostri in questa prima uscita. Traccia dal forte impatto emotivo, “Pandeistic” racchiude al suo interno il meglio del meglio della musica dei Last Eternal Breath. La partenza è di quelle che non lasciano neanche il tempo di respirare all’ascoltatore: chitarre, basso e batteria, unitamente alla voce, innalzano un muro sonoro invalicabile, che mischia cattiveria, violenza e melodia. Più il tempo passa, però, più i ragazzi escogitano trovate per mettere in mostra le proprie abilità strumentali, senza, per questo, che la song scada in un mero esercizio tecnico. L’apice emozionale viene raggiunto nella parte finale, con gli strumenti che pian piano sfumano, lasciando lo spazio a un sintetizzatore che riproduce il suono di un violino.

Nulla da eccepire per quel che concerne la preparazione tecnica del quintetto che, come già detto, si destreggia con grande sicurezza dei propri mezzi, anche nelle composizioni meno lineari.
A ciò si affianca una qualità di registrazione che si attesta su livelli notevoli: a differenza degli standard odierni, che tendono spesso e volentieri ad appiattire le proposte, il combo opta per suoni da un lato puliti e che evidenziano a dovere l’operato di ciascun musicista, ma che conferiscono il giusto carattere al lavoro.

“From a Tormented Soul”, in definitiva, ci mostra un gruppo in ottima forma, capace e determinato. Naturalmente quattro brani sono pochi per poter dare un giudizio completo e definitivo sull’operato dei Nostri, ma le potenzialità si intravedono e le previsioni per il futuro non possono che essere rosee.
Con la speranza di poter ascoltare nuovo materiale quanto prima, per ora non ci resta altro che promuovere a pieni voti i Last Eternal Breath. Bravi.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- …in the Aeons
02- Echoes of War
03-  Last Eternal Breath
04- Pandeistic

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