Recensione: From Dawn To Dusk
Dopo aver pubblicato un primo EP nel 2012,intitolato “Countdown To Infinity“, i power metallers italiani At The Dawn, annunciano definitivamente la loro presenza al mondo con l’uscita all’inizio del 2013, dell’album d’esordio intitolato “From Dawn To Dusk“.
Riprendendo gran parte dei brani inseriti già nell’EP apripista e completando l’opera con l’aggiunta di quattro inediti, il quintetto bolognese assembla un album musicalmente più che valido, che trae la propria forza principale da un songwriting semplice, diretto e ricco di melodia, che però, a dire il vero, avrebbe potuto offrire qualcosa di più se fosse stato curato da una produzione più mirata e pulita.
Un difetto che in questo caso pone in ombra una sezione ritmica ad ogni modo precisa e affilata e soprattutto non permette alla band di sprigionare tutta la potenza necessaria, offuscando e rendendo opaco il lavoro delle due chitarre.
Tuttavia, nonostante il disco non brilli per qualità sonora, il gruppo non perde occasione di graffiare con una serie di brani ottimamente eseguiti e soprattutto caratterizzati da strutture molto semplici ed indubbiamente efficaci.
“Prelude“, è la classica intro atmosferica e tastieristica, non molto originale, ma sicuramente perfetta nel cullare dolcemente l’ascoltatore, accompagnandolo al cospetto della potente opener “At The Dawn“, brano che pone immediatamente in luce il sound del combo tricolore dominato da un’ottima concentrazione di melodia che trova il suo apice nel convincente Refrain.
Il gruppo non cambia rotta ed anche la successiva “Red Baron’s Kiss“, continuando ad ammaliare con un ottimo mix di potenza e melodia, sorretto da un opera tastieristica quantomeno notevole.
La successiva “Winter Storm“, è un’effettiva tempesta di neve per tutta la sua durata, interrotta solamente nel convincente coro in cui la componente melodica della band italiana torna prepotentemente a ruggire, proprio come farà anche nella successiva e piacevole “Balthazar“.
I nostri non sembrano intenzionati ad arrestare la propria corsa e con “Post Fata Resurgo“, incastonano quindi un altro tassello interessante di questo esordio che successivamente si tinge di atmosfere oscure da cui filtra solo una flebile luce, proprio come nella potente “Countdown To Infinity“, episodio che ha nel coro molto melodico il proprio punto di forza.
Stessa sorte anche per la diretta e intensa “Louder To Heaven“ che, seguita a ruota dalla veloce “Sunset Rider“ si pone nell’ultima fase di un lavoro che si conclude definitivamente con il notevole trittico composto dalla bella “Wake Up At Dusk“, seguita dalla breve e sognante “Aris Melody”, traccia che sembra quasi rievocare le profonde melodie tipiche del sound di Mike Oldfield, assolute protagoniste anche della splendida “Disaster Recovery Plan“, superba ballad acustica, perfetta nel chiudere egregiamente un album di buon valore, realizzato da una nuova, promettente, realtà del Power Metal melodico.
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