Recensione: From Hell With Hate
I canadesi Aggression hanno una storia piuttosto travagliata: entrati in scena per la prima volta nel 1984 (inizialmente come Asylum) subiscono un primo stop nel 1989, due anni dopo l’uscita dell’album d’esordio ‘The Full Treatment’. Poi dopo una breve ripresa tra il 2005 ed il 2006, con la formazione parzialmente rinnovata, si risciolgono fino al 2014, anno del, speriamo, definitivo ritorno per volontà di Denis ‘Sasquatch’ Barthe, unico superstite della band originale.
Da lì, nonostante nuovi rimaneggiamenti di lineup, la band non si è più fermata, pubblicando gli album ‘Fragmented Spirit Devils’, nel 2016, e ‘Feels Like Punk, Sounds Like Thrash’, nel 2018.
Nel 2021 si ripresenta con ‘Field of Nightmares’, violentissimo EP colmo di aspettative per il futuro, che vede l’importante passaggio di ‘Sasquatch’ alla voce e l’ingresso al basso di Kyle Hagen.
Con la stessa formazione pubblicano quest’anno ‘From Hell With Hate’, quinto album disponibile dal 17 novembre via Xtreem Music.
‘From Hell With Hate’ non si sposta di una nota da quella che è la linea storica del combo: un ferocissimo e nero Thrash con increspature Punk, sparato a raffica e senza mezzi termini.
Il tiro dell’intero Full Length è altissimo, in più di un caso un ‘tantino’ esagerato, a dir la verità, con quasi la metà dei pezzi che sono, più che altro, uno sfuriatone all’ennesima potenza predominato da un istinto selvaggio. Questo è un po’ riduttivo: per quanto suonati bene, con ritmiche detonanti, assoli incisivi ed una struttura articolata, tracce come ‘Antichrist Devil Cunt’, ‘Return of the Frozen Aggressor’ o ‘One For the Woods’ rimangono piantate lì tra i solchi, non coinvolgono.
Si sopporta la malvagia ‘Iesus Nazarenus, Rex Iudaeorum’, dal testo per aspiranti catechisti, ma, essenzialmente, perché è la prima della Tracklist e si deve ancora entrare nell’album.
A parere dello scrivente le canzoni diventano più efficaci quando contengono un minimo di orecchiabilità: ‘Let’s Burn This Church To The Ground’ e ‘Worthy of Death’ sono una gragnola di colpi letali, ma i loro ritornelli con i cori vivaci le rendono più assimilabili, ad esempio.
Anche ‘The Nightstalker’ convince, con l’ipervelocità Thrash che viene utilizzata come interludio per spezzare la strafottenza dell’indole Punk dei quattro ragazzi.
E sono pure apprezzabili ‘Crow of Still Creek’ e ‘Ouija (Zozo’s Board)’, una più Thrash ‘N’ Roll e l’altra più Hardcore, dal tiro sempre alto e malvagio, ma meno forsennato e più duttile all’ascolto.
E’ un bel pezzo anche la conclusiva ‘Left Hand Larceny’, oltre sette minuti di riff marziali e doppia cassa, ma anche di inquieti stacchi acustici tra strofe e refrain infernali.
Insomma, ‘From Hell With Hate’ è un lavoro controverso: lasciando da parte i due brevi strumentali ‘The Inner Circle’ e ‘Precise Execution’, che ritengo non valutabili ed anche abbastanza inutili, a pezzi efficaci e trascinanti se ne affiancano altri la cui furia esagerata li rende dispersivi e poco apprezzabili.
Peccato, perché questo fa perdere un po’ di valore all’album.
Non perdiamo comunque fiducia in questa band dalle idee chiare su quello che è il ‘Thrash Metal’ e che non scende a compromessi ed attendiamo il prossimo lavoro, anche se il giudizio su ‘From Hell With Hell’ è solo poco più che sufficiente.