Recensione: From the Cradle to the Brave
Esordio in pompa magna per questi norvegesi Highland Glory che giungono al primo parto discografico, intitolato “From the Cradle to the Brave”, sotto l’ala protettrice della notoria Massacre che sembra intenzionata a puntare molto su questi ragazzi. A scapito di una copertina che farebbe pregustare un concept album sulle vicende medievali scozzesi, questo cd non è inteso in questo modo e ogni brano sembra vivere in una sua indipendenza artistica che lo distingue dagli altri. Descrivere il power metal suonato da questi ragazzi è come tuffarsi in un concentrato di suoni cari a band ormai famose dalle quali gli Highland Glory traggono diverse caratteristiche. In primo luogo i Gamma Ray del primo periodo seguiti dagli Stratovarius, potete immaginare quindi atmosefere abbastanza sostenute e melodiche a cui potote aggiungere un flavour epico che sembra distinguersi chiaramente in ogni composizione del gruppo. Il cantato, spesso la nota dolente delle band power, viene affidato al bravo Jan Thore Grefstad che sembra maggiormente influenzato e educato dai dettami dei singer classici come Udo oppure Rob Halford piuttosto che dai soliti singer eterei cari alla tradizione power europea. In ogni caso è bene precisare come gli Highland Glory sappiano muoversi agevolmente lungo brani mediamente elaborati e ambiziosi senza perdere mai il filo del discorso e dimostrando già dalla prima prova discografica una notevole perizia tecnica ed esecutiva, probabilmente la causa di un deal così rinomato.
La opener “one last chance” è basata su tempi sostenuti ma mai velocissimi e possiede un grande refrain epico nel ritornello e dimostra subito la capacità artisitca del gruppo, senza aggiungere nulla di nuovo a quanto detto da altri gli Highland Glory sanno colpire nel centro con coerenza e devozione come forse oggi pochi riescono a fare. La seconda “beyond the pharao’s curse” è un ottimo mid tempo dal sapore classicheggiante che liricamente ci riporta alle vicende dei primi del secolo scorso quando le principali compagnie archeologiche europee finanziavano scavi nella Velle dei Re in Egitto alla ricerca delle tombe dei faraoni. Più potente ed energica “a warrior’s path” colpisce nel segno con un riffing dinamico e graffiante che non sfora in soluzioni di facile presa melodica e quindi scontate, anche in questo caso mi pare ottima la prestazione vocale che garantisce al gruppo una certa personalità e identità propria altrimenti compromesse. Forse un poco prematura la ballad “this promise I swaer” ha il sapore delle migliori canzoni romantico-metalliche e non pecca di eccessiva somiglianza con i vari maestri del settore come i Savatage o i già citati Stratovarius. Il disco si riaccende con la potentissima e vagamente Accept oriented “the land of forgotten dreams part 1” brano che viene reso dinamico dalla ossatura power ma che comunque sembra veramente attingere da una tradizione antica nel mondo del metallo. La successiva “the land of forgotten dreams part 2” mi pare maggiormente ancorata ai dettami del power europeo con un mood decisamente veloce e melodico spezzato da inserzioni pianistiche di grande effetto, nuovamente una buona prova compositiva da parte del gruppo. Ancora vicini a ritmi cari alla tradizione teutonica storica, Grave Digger storici per intendersi, ecco che i nostri ci sfornano “wear your gun to neverland” un brano di massiccio heavy metal che forse avrebbe meritato un posto più altolocato nella tracklist del gruppo. Troviamo un nuovo lento dal titolo “will we be again?” che alla luce delle composizioni precedenti spezza notevolmente il tiro del disco, peccato perchè senza questo episodio il paltter si sarebbe chiuso in modo ottimo, ma si vede che brani come questo sono considerati fondamentali, io non lo capirò mai. Infatti relegata alla fine del platter “From the Cradle to the Brave” è il brano più bello del disco con il suo tiro poderoso e il refrain diretto che colpisce per l’accento epico, ancora una volta una bella prova vocale e una canzone composta in modo magistrale, ma possibile vedere relegata in ultima posizione una composizione di questo calibro. In definitiva, un buon prodotto di partenza per questa band e una sicura ottima nuova proposta della scena power europea.
Tracklist:
1. One Last Chance
2. Beyond The Pharaoh’s Curse
3. A Warriors Path
4. This Promise I Swear
5. Land Of Forgotten Dreams (part 1)
6. Land Of Forgotten Dreams (part 2)
7. Wear Your Gun To Neverland
8. Will We Be Again
9. From The Cradle To The Brave