Recensione: From The Gloomy Sky

Di Emilio Sonno - 13 Settembre 2003 - 0:00
From The Gloomy Sky
Band: Valak
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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78

Tornano finalmente a farsi sentire i Valak, dopo una lunga, ma solo apparente, pausa e lo fanno in maniera sfavillante con un interessantissimo mcd, che tuttora non saprei se definire migliore del suo già ottimo predecessore Promo 2001.
Fatto sta che sicuramente molte sono le differenze che separano la vecchia demo da questo follow up nel quale i sei giovani fanesi invece di lavorare sulle tante, originali e ricche idee degli esordi hanno preferito continuare con il loro percorso evolutivo, evitando di consumare troppo un sound del quale, invero, non ci saremmo comunque mai stancati, per andare incontro a nuove influenze, a nuove idee, a nuovi orizzonti.
Sempre di black metal melodico si tratta, intendiamoci, tuttavia evidente è la spinta verso lidi ancor più melodici che la band ha scelto, in armonia con quanto già ascoltato in passato. La componente death si fa sentire forse anche più che in precedenza, donando ai brani ulteriore personalità e mostrando la grande maturità artistica dei nostri, capaci di fondere con nonchalance l’incedere frenetico e burrascoso delle parti black/death con quelle cupe e introspettive, piuttosto goticheggianti.
Grande risulta l’attenzione rivolta ai cambi atmosferici e alle linee vocali sapientemente utilizzate per dare maggiore o minore spessore al tono delle canzoni a seconda delle necessità.
Ma non è solo dal rinnovato stile dei pezzi che arrivano le distinzioni con il vecchio promo. E se vogliamo tralasciare che la produzione è nettamente migliorata, arrivando ad una qualità anche sopra alla norma, un altro aspetto che non tarda a farsi notare è, invece, sul lato tecnico, la scelta di soluzioni più innovative, al limite dei canoni tradizionalmente imposti dal genere, che cercano quasi di violentare le normali consuetudini per creare una musica meno scontata e più diretta.
Certo, niente di particolarmente rivoluzionario, ma in fin dei conti si tratta di strutture che nel loro complesso regalano maggior freschezza ai brani come sicuramente avviene nel caso di Race Throught The Death, in cui addirittura Jacopo e soci hanno optato per una scelta drastica ma indubbiamente lodevole: la totale abolizione di ogni ritornello. Molta fluidità per una song che nella sua interezza, considerata infatti la sua suddivisioni in due differenti parti, dura oltre 13 minuti senza però mai stancare, grazie alla propria varietà.
I Valak, difatti, non sono un gruppo da episodi stile “mordi e fuggi” e la lunghezza delle loro tracce è sempre considerevole. Tutto questo non va però tradotto come ripetitività e conseguente noia! Chi ha avuto il piacere d’ascoltarli avrà sicuramente notato la loro voglia di ricercatezza che si esplicita attraverso schemi compositivi molto ben studiati e articolati.
L’eccezionale New Angel ne rappresenta un esempio perfetto: armonie simili che si intrecciano ciclicamente, in maniera ben precisa, senza mai ripetersi in toto, a formare un unico filo conduttore che attraversa l’intera canzone, sempre in continuo divenire, non lasciando mai nulla di prevedibile all’ascoltatore. E questo accade nell’opener come nella breve (nei suoi oltre 5 minuti!) e bella Let Commit Suicide, ma più in generale in tutto il disco: è un continuo mutare di forma, passando da possenti atmosfere black stile Enslaved/Marduk/Dimmu Borgir/Dark Funeral ad altre dal sapore più malinconico à la Novembre, senza trascurare i vari frangenti in cui il combo riporta alla mente le soluzioni più (e meno) prog di Opeth e Borknagar che quando unite al violino di Razvan Negoita risultano davvero convincenti e che, in alcuni casi, non possono non far pensare, anche solo per un attimo, a Enomys e compagni.
Rimangono, e aumentano, le parti parlate, perlopiù in italiano: una delle caratteristiche “salienti” del 6-piece e a mio giudizio uno dei loro punti forti, che la fantastica voce di Marcello Malvaso ben si presta ad enfatizzare a dovere. Un’ottima performance, la sua, che già negli anni passati non aveva mancato di entusismare la critica.
Ammirevole la prova dei due chitarristi Jacopo Renzoni e Nicola Terenzi che dimostrano, oltre ad uno spiccato senso del gusto, di avere tecnica e talento a iosa con giri sempre splendidi, i quali, oltre che dal black, vengono rapiti dal fascino del death metal più tecnico, generando onde sonore affilate e taglienti. A fare “capoccella” fra le tante contaminazioni sono, ogni tanto, anche i mitici Death, con i due guitarist che sfornano riff di schuldineriana memoria, mentre una sezione ritmica veramente lodevole composta da Alessandro Cicconi (batteria) e Luigi Benelli (basso) si dimostra instancabile e fondamentale in ogni occasione.
E se tutto ciò ancora non bastasse a convincervi, non potrete restare indifferenti difronte ai vari inserti di Razvan che con il suo violino dona quel tocco di malinconia e decadenza che certo non guasta, anzi arricchisce ulteriormente i vari episodi di una profonda carica emotiva e passionale.
Cos’altro pretendere da un così giovane gruppo? Certo forse c’è ancora qualche piccola asperità da levigare, ma si tratta veramente di piccolezze perché questi Valak hanno tutto quello che si può chiedere.
Unico dispiacere quello di non trovarli su un affollato scaffale di qualche negozio musicale; un dispiacere che spero qualche discografico voglia consolare perché con questo From The Gloomy Sky i nostri hanno dimostrato di saper fare, ancora una volta, centro e non credo proprio si tratti di una semplice combinazione: sono ottimi arcieri e di frecce vincenti nella faretra ne hanno veramente tante! Complimenti!
Emilio “ARMiF3R” Sonno

Tracklist:
1. New Angel
2. Let Commit Suicide
3. Race Throught The Death Part One
4. Race Throught The Death Part Two

Contatti:
Jacopo Renzoni
email: darkfuneral.666@libero.it

Marcello Malvaso
email: donmarcio@libero.it

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