Recensione: From Voodoo To Zen

Di Haron Dini - 16 Novembre 2019 - 6:13
From Voodoo To Zen
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2019
Nazione:
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75

Ormai sono passati dieci anni dal loro primo debutto, Aura, e la musica che hanno sempre presentato i polacchi Tides From Nebula si è evoluta nel tempo. Dal post-rock, all’ambient misto alla musica math, spaziando poi nella musica drone in Eternal Movement (2013); infine, con il disco Safeheaven del 2016, un ritorno alle origini ed ora – sempre con la label “di famiglia”, la Long Branch Records – si avventurano all’interno di lidi astrali.

Dice la sua già la traccia di apertura, “Ghost Horses”, con un sound elettronico, sia in distorto sia con uso di synth. Il tutto si presenta in modo surreale, come se ci stessimo preparando ad un viaggio intergalattico. “The New Delta”, primo singolo pubblicato dall’uscita dell’album, mantiene il climax della canzone precedente, semplicemente con qualche cambio di effetto elettronico giusto per smorzare la monotonia che potrebbe subentrare. “Dopamine”, dai forti suoni accattivanti e a volte tetri, riesce a distaccarsi completamente da quello che abbiamo ascoltato, proponendo, dopo un quarto d’ora di ascolto, qualcosa di più omogeneo ma allo stesso tempo un po’ più caotico. La traccia successiva è “Radionoize”, il brano giusto per ascoltare qualcosa di sognante e ambient. Se invece riuscite ad apprezzare band come i Pendulum, andrete fuori di testa per il pezzo, nonché la title-track, “From Voodoo To Zen”, dal forte impatto elettronico e corale. “Nothing To Fear And Nothing To Doubt”, è l’unica composizione del disco che rimane pressappoco in modo costante su picchi altissimi di epicità e situazioni in cui si viene avvolti da sezioni di chitarra e batteria più tranquille. La traccia conclusiva “Eve White, Eve Black, Jane” chiude il disco in maniera molto distesa, lasciando però un senso di soddisfazione complessiva. Synth e chitarra collaborano bene con i suoni effettati, dando termine al viaggio spaziale che abbiamo fatto insieme alla band polacca.

Nel complesso il disco fa il suo buon lavoro e per chi è un fan del post-rock, in particolare dei Cult of luna, oppure per chi apprezza sonorità un po’ più soft e sognanti come quelle dei Beach House, allora riuscirete ad apprezzare questo album. Ogni volta che i Tides from Nebula sfornano un nuovo lavoro, è come se creassero una nuova dimensione d’ascolto. In definitiva un altro buon lavoro di una band che ha le carte in regola per andare lontano.

 

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