Recensione: Frontschwein
Ecco che ritornano i grandissimi Marduk; giunti alla loro 13 fatica dopo 25 anni di gloriosa carriera, costellata da importantissimi successi che li hanno portati alla fama mondiale.
Con un titolo che, letteralmente tradotto, significa “maiali del fronte” non ci si può aspettare altro che una impressionante quanto gelida cattiveria. Una cattiveria che riesce perfettamente a proiettarci in un campo di morte e desolazione, nel quale il rumore emesso da bombe e mitragliatrici è accompagnato dalle ben più emotive urla di migliaia di soldati che, brutalmente colpiti, cadono al suolo come foglie d’autunno. Quest’atmosfera, quasi angosciante, non abbandonerà mai il platter, dandoci la conferma dell’eccelsa bravura degli svedesi nel trattare il tema della guerra. Diamo dunque un’occhiata alle tracce che compongono questo CD.
Ottima l’opener/title track “Frontschwein”; risulta adatta al suo ruolo, riuscendo ad aprire l’album perfettamente, risultando potente quanto veloce e melodica. Subito dopo ecco il cambio di ritmo portato da “The Blond Beast”, pezzo che stupisce positivamente per il suo avanzare deciso, dal forte richiamo militaresco.
“Afrika” è una “canzone proiettile” di grosso calibro, che colpisce perfettamente il cuore di ogni Blackster, grazie alla sempre presente sessione ritmica e all’indiscutibile dote vocale di Mortuus, la quale si intona perfettamente con il resto degli strumenti. La successiva “Wartheland”non è altro che l’ennesima conferma delle indiscutibili doti del cantante. Imprevedibile è invece l’inizio di un’altra perla dell’album: “Rope Of Regret” che dopo la scarica di proiettili di una mitragliatrice parte ad alta velocità e non ci concede nessuna tregua, anche quando i piedi di Widigs si fermano a “ricaricare” infatti, Morgan continua a colpirci con un incessante riff dalla notevole bellezza.
“Between The Wolf-Packs” ha l’unico difetto di esser preceduta da tracce ben superiori, non riuscendo a raggiungere il loro livello, rimane però una buonissima canzone. Particolare invece è “Nebelwerfer”, che col suo incedere lento e cadenzato, dal lieve richiamo norvegese, riesce ad essere un esperimento perfettamente riuscito, grazie e soprattutto alla notevole emotività con cui Mortuus canta le cupe strofe della canzone. Si alza il ritmo con “Falaise: Cauldron Of Blood”, che seppur non abbia una qualità elevata riesce comunque a fornirci ottime idee e linee melodiche niente male.
Di elevatissima fattura è “Doomsday Elite”, bellissima composizione d’oltre 8 minuti che racchiude tutta la bravura dei Marduk e rappresenta uno dei punti più alti del platter. Degne di nota sono le eccezionali linee di basso create da Devo, capaci di intensificare la tetra atmosfera che questa canzone evoca.
“503” avanza imponente verso la conclusione dell’album, particolareggiata dalle poderose grida di battaglia di Mortuus, mentre “Thousand-Fold Death” è il colpo di grazia, essendo una delle traccie più violente, maligne e veloci dell’intero album, devasta ogni cosa ed elimina, in battaglia, tutti gli ipotetici nemici rimasti vivi. “Warschau III: Necropolis” è la traccia bonus del platter, lo conclude tra il rieccheggio di suoni che possono ricordare un mondo distopico conquistato da un’invincibile forza militare, comandata dalla malvagia voce di Mortuus.
La produzione è ottima e si può cogliere una notevole cura nell’ordine delle traccie, offrendoci un prodotto dalla pregevole attenzione per i dettagli, seppur non raggiunga i massimi livelli di 16 anni fa. In conclusione i Marduk sono riusciti, con questo “Frontschwein”, a dimostrare che l’età non conta e che si possa fare ottima musica anche dopo 20 di straordinaria carriera.
Luca “Bēl” Rimola