Recensione: Frozen
Che i Sentenced siano stati un gruppo alla continua ricerca dell’evoluzione e della sperimentazione musicale è ben noto al pubblico metal. Sin dai primi dischi la band di Muhos ha sempre cercato di arricchire il proprio sound attraverso l’inserimento di elementi che fossero in grado di rendere ogni disco una creatura unica ed irripetibile.
Il gruppo, infatti, è partito dal gothic/doom metal di quel capolavoro che risponde al nome di “Shadows of the Past”, per passare per il doom/death di “North From Here”, sin ad arrivare al death metal melodico di “Amok”. I Sentenced hanno tentato però di non discostarsi mai in maniera eccessivamente netta dal proprio recente passato, evitando dunque differenze troppo nette tra una release e l’altra.
L’innesto alla voce, nel 1996, dell’allora giovane Ville Laihiala, portò però la band ad allontanarsi in maniera più sensibile dal metal estremo di inizio carriera. Se con “Down” ancora qualche lontanissima eco di quel passato si poteva sentire, è con “Frozen” che il combo finlandese approda a pieno titolo in quel territorio che potremmo definire semplicemente come gothic rock/metal.
Ad un primo ascolto del disco si nota subito come il sound abbia subito un forte alleggerimento, sia dal punto di vista strumentale che vocale. Le distorsioni sono molto meno esasperate, le ritmiche più rilassate, “distese”, meno martellanti, le vocals, infine, sono pulite, denudate quasi del tutto di quel growl tipico dei tre album d’inizio carriera.
Diviso in dodici capitoli, “Frozen” convince sin da un primo ascolto, grazie all’innata capacità della band di proporre un songwriting fresco ed estremamente diretto, in grado allo stesso tempo di resistere alla prova del tempo. Se, infatti, è passato già più di un decennio dalla pubblicazione di questo album, bisogna dire che le canzoni suonano ancora dannatamente fresche, così come le avvincenti melodie che si incontrano nel disco.
Al solito il gruppo riesce a mettere in mostra delle capacità tecniche più che discrete e, grazie anche ad un’ottima qualità di registrazione, ogni membro si può esprimere al suo meglio.
A partire dalla voce del cantante, sempre graffiante e profonda, passando per le chitarre del duo Tenkula-Lopakka (eccellenti in più di un frangente), arrivando alla sessione ritmica con Kukkohovi al basso e Ranta alla batteria, i finlandesi mostrano con classe e gusto le proprie doti tecniche. Doti che devolvono totalmente alla musica, finendo per realizzare un album più che gradevole.
Dei dodici brani presenti all’interno del platter, tra le migliori si segnalano “For the Love I Bear”, che gode di un’ottima interpretazione dietro il microfono di Laihiala (tanto profondo e teatrale da far quasi dimenticare le comunque ottime performances del precedente lavoro svolto da Tenkula).
Impossibile, poi, non citare la potente ed affascinante “The Suicider”, brano più in-your-face e dotato di quel carisma che cattura sin dal primo ascolto.
Stesso dicasi per “Drown Together”, forse addirittura migliore di “The Suicider”, grazie a linee melodiche ancor più azzeccate, sulle quali bene appoggia la voce, il tutto sostenuto da ritmiche quadrate e ben definite, quasi una sorta di manifesto per tutto il cd.
Il resto del platter si muove su coordinate comunque simili e tra molti alti e pochi, pochissimi, bassi, il lavoro si presenta, come già ampliamente detto, più che soddisfacente, tenendo compagnia all’ascoltatore per 47 minuti abbondanti di grande musica.
Si segnala, inoltre, che del disco esiste un edizione “Gold” dotata di quattro tracce aggiuntive, tutte cover, e con un differente ordine dei brani presenti nell’edizione classica.
In conclusione, i Sentenced con questo cd hanno dato una svolta alla loro carriera, dato che nei successivi dischi sperimenteranno molto meno rispetto al loro passato e si manterranno fedeli al nuovo genere fino allo split-up della band. “Frozen” è però anche un punto di svolta per una parte del panorama gothic che comincerà a seguire (e a imitare) il sound e le tematiche di questo album, anche se, ovviamente, con risultati non sempre all’altezza. Non solo la bellezza intrinseca di queste dodici canzoni, ma anche l’impatto che hanno avuto sulla scena, contribuiscono, inevitabilmente, a definire “Frozen” un capolavoro.
Tracklist:
01 Kaamos
02 Farewell
03 Dead Leaves
04 For the Love I Bear
05 One With Misery
06 The Suicider
07 The Rain Comes Falling Down
08 Grave Sweet Grave
09 Burn
10 Drown Together
11 Let Go (The Last Chapter)
12 Mourn
Bonus Tracks presenti nella versione Digipack Gold:
13 Creep (Radiohead cover)
14 Digging the Grave (Faith No More cover)
15 I Wanna Be Somebody (W.A.S.P. cover)
16 House of the Rising Sun (Animals cover)
Emanuele Calderone
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