Recensione: Frozen Paradise
Dalla gelida Svezia tornano a colpire i Coldspell, band che a soli due anni distanza dal precedente “Out From The Cold“ arrivano all’importante traguardo del terzo full con l’uscita di questo notevole “Frozen Paradise“.
Dall’evocativa cover che accompagna la nuova release, trasuda il fitto gelo della terra scandinava, pronto a circondare l’ascoltatore attraverso le undici tracce che compongono l’opera, per oltre cinquanta minuti di Melodic Metal rovente e melodico, portato al trionfo da una band determinata a lasciare la propria orma nello sconfinato panorama musicale odierno.
Completato da una produzione cristallina, l’inizio del lavoro è squarciato dal glaciale riff della potente “Paradise”, opener che arriva a devastare le orecchie dell’ascoltatore mantenendo in primo piano la componente melodica, ottima nell’arricchire un brano perfettamente strutturato ed ottimamente eseguito, che ha nel riuscito refrain e nelle belle parti soliste proposte i propri punti di forza.
Come nella traccia appena ascoltata, anche nella successiva “Angel Of The World”, le tastiere ricoprono un ruolo di rilievo, impreziosendo ogni parte del brano con un massiccio tappeto sinfonico volto a donare maggiore epicità ad un album che continua con la cadenzata “Life Has Just Begun”, traccia ancora una volta caratterizzata da un refrain curato e diretto.
Il songwriting degli svedesi continua a non deludere ed il gruppo, con la grintosa “Goin All The Way”, si adagia su lande più propriamente Hard Rock mediante un brano imperniato sui granitici riff allestiti con sapienza dalla sei corde del bravo Michael Larsson e dal potente chorus, che sembra voler quasi rievocare lo spirito dei migliori Mr Big.
Continuando sulle medesime coordinate, i nostri, con la potente “Alive”, affrescano con grande maestria un altro episodio di potente Hard Rock, volgendo uno sguardo al lavoro svolto nel recente passato dai connazionali Europe, sempre molto favorevoli a sonorità crude e di forte impatto.
Successivamente si resta sempre su territori tipicamente Hard, anche se viene messo da parte lo spirito Blues del precedente brano per tornare a sonorità più melodiche ed orecchiabili, grazie alla bella “Life 2 Live”, episodio che mantiene alto il livello qualitativo di un disco piuttosto orecchiabile e di facile ascolto, come dimostrato pure con “On The Run”, passaggio che sembra, questa volta, portare indietro le lancette del tempo ai gloriosi anni ’80. Ottimo il refrain semplice e melodico.
Arrivati nei pressi del finale, il combo scandinavo confeziona un riff potente ed elegante che costituisce l’ossatura di “Soldiers”, buon brano in cui torna minacciosa l’ombra dei Mr. Big guidati da Paul Gilbert.
La gelida ed orientaleggiante “Falling” ci avvia alla conclusione dell’opera che procede con la rockeggiante “Dark Reflections“ – ancora in stile Europe del periodo “Prisoners In Paradise” – e si conclude con la cupa rasoiata della devastante “Legacy“, come sempre, composizione in cui riconoscere una buona dose di melodia ad una buona quantità di potenza.
Un pezzo che segna egregiamente la fine di un lavoro granitico e schiacciasassi, forse non originalissimo, ma di certo godibile alle orecchie dei molti appassionati.
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