Recensione: Fugit In Solitudine (EP)
Chi segue da vicino la scena underground tricolore avrà certamente notato come Bruno Masulli sia un musicista instancabile: dando una veloce occhiata alla sua discografia, si nota subito che negli ultimi cinque anni è riuscito a pubblicare circa una decina di titoli, attraverso progetti musicali che coprono quasi a 360° il panorama heavy metal. E tra tutti i suoi gruppi, probabilmente, quello più lanciato sono proprio gli In Aevum Agere, dei quali il presente Fugit In Solitudine è l’ultimo capitolo.
Si tratta nella fattispecie di un EP di cinque tracce (cover compresa), anteprima del nuovo album di prossima uscita. Pochi anni fa avevamo avuto il piacere di prendere in esame The Shadow Tower (primo lavoro sulla lunga distanza della band partenopea) ed eravamo rimasti piacevolemente colpiti dalla proposta doom energica e tirata che gli In Aevum Agere erano riusciti ad elaborare; con questa nuova uscita, le cose non cambiano significativamente, né in termini di stile, né qualitativi, tuttavia è possibilie evidenziare un paio di elementi interessanti che lasciano ben sperare per il secondo album e che dimostrano come la band non si sia fermata completamente sull’approccio “power doom” del disco d’esordio. Fin dall’opener No Hope Of Death – che insieme a The Great Refusal (Ignavus) andrà a far parte del nuovo lavoro al momento in fase di pre-produzione – si nota come i tempi si siano leggermente abbassati e, contemporaneamente, sia aumentata la carica di solennità. Sia chiaro, gli In Aevum Agere non sono certamente diventati un act Funeral Doom, eppure sembra che in questo frangente il lato oscuro venga maggiormente privilegiato a scapito del “tiro” complessivo di The Shadow Tower. Il già menzionato secondo pezzo (da cui è stato anche tratto un video) non cambia particolarmente le carte in tavola: classicissimo doom metal che non cade né in tentazioni sabbathiane, né tantomeno si lascia invaghire dalle tendenze stoner-sludge tanto in voga ultimamente. Ottimo il lavoro in fase solistica di un Masulli sempre sul pezzo, coadiuvato per questo brano dall’ospite Marco Priore dagli Your Tomorrow Alone, mentre al basso in tutto il lavoro c’è il fedele Piero Gambino. Evocativa e profonda la successiva Existance, che si mette in luce per lo stacco centrale che spezza l’equilibrio iniziale e apre nuovamente ad un lavoro di chitarra solista convincente. Ed altrettanto convinente è la seguente The Dignity Of Solitude, più rocciosa ed immediata, forse anche più vicina alle sonorità del cd d’esordio. Chiude i giochi la sempre splendida Somewhere In Nowhere dei Candlemass, che gli In Aevum Agere ripropongono in modo abbastanza fedele rispetto all’originale: Masulli non teme il confronto con un mostro sacro come Messiah Marcolin, dimostrando, dopo aver impressionato alla sei corde, di essere anche un vocalist di spessore.
Buon antipasto in attesa del prossimo full-length, Fugit In Solitudine mette in risalto il lato più squisitamente doom del songwriting del proprio mastermind e conferma gli In Aevum Agere come un nome certamente da continuare a seguire nel panorama italiano e non solo.
Vittorio Cafiero