Recensione: Fulgor

Di Daniele D'Adamo - 9 Agosto 2011 - 0:00
Fulgor
Band: Detestor
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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65

Un’altra band proveniente da Genova (assieme a Sadist, Necrodeath, Ghostrider). Un’altra manifestazione di metal estremo. Un altro lungo percorso alle spalle. Un’altra storia martoriata da split-up e defezioni varie. Un comune destino fra tutti o quasi che, nonostante tutto, non ha impedito a questi ensemble di sopravvivere anzi vivere sino ai giorni nostri.

Il racconto dei Detestor si perde nel 1986, in piena ‘esplosione thrash’ quando, appunto, i liguri suonavano il genere appena rifinito da “Reign In Blood” degli Slayer. Da allora, tre demo, un EP, tre full-length – compreso l’ultimo, “Fulgor” – , alcuni cambi di line-up, una lunga pausa dal 2001 sino al 2008 e, non ultimo, un passaggio a sonorità più orientate verso il death.

A proposito dello stile, difficile inquadrarlo con precisione: il passaggio fra thrash e death è assai sfumato, complice peraltro il fatto che “Fulgor” sia stato completato in dieci anni. La sezione ritmica, difatti, è stata registrata agli Jam Studio nel dicembre del 2001, il solo di chitarra di “Boot Shaped Country” ai Mosquito Studio nell’agosto del 2005 e il resto (voce e chitarre) a Bagoon nel gennaio/aprile di quest’anno. Logico che, con queste premesse, il sound del disco sia sfilacciato, mancante della necessaria consistenza per fissare il trademark del gruppo in modo indelebile. Già la scelta di muoversi in quel limbo in cui non si è né completamente thrash né completamente death presuppone, per definizione, una coerenza stilistica non comune. In più, l’aver disciolto il materiale in due lustri non ha certo facilitato l’impresa, anche se, fortunatamente, le linee vocali inventate dai Nostri sono così desuete e particolari da incollare le canzoni altrimenti troppo distanti fra loro. Ciò, tuttavia, non sminuisce la bravura tecnica di Jaiko e compagni, facilmente desumibile in ciascuna delle tracce del platter. Loris si sobbarca, per esempio, una gran mole di lavoro, fra riff segaossa dall’accordatura ribassata e veloci soli scarificatori: un guitarwork d’esperienza, efficace e completo. Un buon viatico per un sereno futuro della band, insomma. Anche il suono patisce un po’ la discrasia temporale dell’opera, essendo a volte confuso e poco chiaro: un difetto facilmente ovviabile, negli anni a venire, proprio per la perizia tecnica dei musicisti.    

Per quanto riguarda le canzoni, se il loro insieme è poco denso, lo stesso non si può scrivere per la singola composizione, spesso accattivante con degli interessanti esperimenti che arricchiscono senz’altro il thrash/death di partenza. È questo il caso del deathcore di “God Is Empty”, dal ‘pericoloso’ ritornello poiché formato da dissonanze niente affatto semplici da riprodurre con la stessa matematica precisione. Ma non solo. C’è anche il ‘thrashone’ di “The Wrong Way”, da evidenziare, e quindi la già citata “Boot Shaped Country”, con la sua poderosa azione e i suoi intarsi melodici inseriti in un riffing secco e compresso dal palm-muting. Melodia che si trova anche nella successiva, brutale “Free Of Cry”, song dalla profonda emotività. Ottima “Fulgor”, suite finale che mostra la poliedricità dell’ensemble della Superba, impegnato in una prova a tutto tondo abbracciante le varie combinazioni stilistiche dei generi proposti. L’accortezza che deve avere l’ascoltatore è di avere pazienza: i pezzi non sono per niente facili e hanno bisogno di parecchio tempo – e di passaggi – per essere assimilati. Una piacevole longevità che fa onore all’impegno del sestetto genovese.  

A cavallo dei fatidici venticinque anni di carriera, i Detestor avevano bisogno di un nuovo punto di partenza. “Fulgor”, pur con i suoi difetti, lo è. Lo è perché dimostra la classe del complesso, estroso sì da non essere catalogabile entro i confini dell’ortodossia del metal estremo. Una classe che, per essere sviluppata appieno, necessita solo di stabilità e fiducia nei propri mezzi.   

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. God Is Empty 5:02     
2. The Wrong Way 3:03     
3. Boot Shaped Country 4:58     
4. Free Of Cry 3:40     
5. I Fell Disgusted 5:21     
6. The Human Race 4:29     
7. Regression 4:32     
8. Nobody Stops Me 3:20     
9. Finished 3:43     
10. Fulgor 8:26           

All tracks 47 min.

Line-up:
Jaiko – Voice
Niki – Voice
Loris – Guitars
Ale P. – Bass
Rigel – Drums (studio)
Fog – Drums (live)

Guest:
Ery Zaka – Lead guitar on “Boot Shaped Country”
 

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