Recensione: Full Confession

Di Daniele D'Adamo - 28 Dicembre 2010 - 0:00
Full Confession
Band: Xtrunk
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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70

Ormai non si salva più nessuno dal death metal. Anche nel paradiso dei VIP, la Costa Azzurra, esplode la rabbia del genere estremo. Gli Xtrunk tentano, infatti, di percorrere la strada scavata dalla potenza del death-core: quella già tracciata da Heaven Shall Burn e Nearea, per intenderci, anche se sporcata da un po’ di melodia in più. Dopo i soliti demo-CD da copione (“Of Hate”, 2004 e “All Comes To”, 2006), nel 2007 arriva il primo full-length (“Not In Vain”), autoprodotto e, finalmente, “Full Confession”, album registrato quest’anno con la Manitou Music.

Tecnicamente molto bravi, i francesi – grazie anche a un evidente, ottimo supporto economico – riescono a tirar fuori dal cilindro un suono ultra-moderno, devastante. La debordante potenza immessa nel CD sprizza, durante l’ascolto, da ogni traccia; mettendo in ginocchio la resistenza di chi ascolta. L’uso preciso ed evoluto della strumentazione, dell’effettistica e dell’amplificazione risponde, poi, a tutti i canoni che esige l’odierna produzione del genere.
Se la principale fonte d’ispirazione dell’ensemble transalpino è, come detto, il death-core, appaiono ben evidenti le radici che pescano nel thrash e nel cyber-death. La proporzione fra queste tipologie varia con le canzoni, ovviamente, ma in linea generale il bilanciamento fra esse è stabile: il sound di “Full Confession” è difatti maturo, indirizzato con chiarezza d’idee a centrare quello che è l’obiettivo stilistico dei Nostri. Che, a ragion veduta, si può tranquillamente considerare raggiunto. Sono parecchi gli elementi che arricchiscono lo zoccolo duro (death-core + thrash + cyber-death) del sound dei nizzardi ma, nonostante ciò, la sua unitarietà d’intenti non mostra tentennamenti essendo pienamente formato. Ed è in questo che sussiste la migliore qualità messa in mostra dagli Xtrunk con il platter in esame.
Qualità che, certamente, non è l’unica posseduta dal combo proveniente dalla Provence-Alpes-Côte d’Azur. Si era già detto, infatti, della loro abbondante preparazione tecnica. Non solo. Sebbene la quantità di potenza rimanga inalterata, negli undici brani che compongono “Full Confession” spesso e volentieri fa capolino, fra i watt, una vena melodica niente affatto male. Vena melodica le cui fattezze sono più fini, per esempio, rispetto a quelle possedute dalle band più sopra citate.
In primis, grazie al guitar-work di Gilles Giachino e di John. I due, evitando l’utilizzo di accordature esageratamente basse ma consumandosi invece il dorso delle mani con il palm-muting, costruiscono l’intelaiatura del sound con una serie di riff assai dinamici e robusti; non mancando di cimentarsi in guitar-solo di pregevole fattura. Il tanto metal masticato dai due si sente, anche nelle sfumature thrash che rimandano a epoche ormai lontane nel tempo. Un lavoro superbo, quello svolto dalle chitarre, sul quale si srotolano le linee vocali di Fred Magnante, autore di un’ottima prova. L’ugola del cantante si dimostra assai duttile nel passare con naturalezza dallo screaming al growling, manifestando inoltre un’intensa aggressività e impetuosità. Perfetta la sezione ritmica. La batteria di Tay non perde mai un colpo, mantenendo la giusta lucidità anche nei momenti più intensi. Errol Foulon, come da copione, utilizza il suo basso senza essere avido di virtuosismi per sostenere e arricchire il sound.
L’insieme delle canzoni, forse, rappresenta l’unico – ma non trascurabile – punto debole del disco. Il song-writing, infatti, non mostra peculiarità particolarmente attraenti. Magnante & Co., in sostanza, svolgono il loro compito di compositori senza infamia né lode. I pezzi si susseguono senza perdere nemmeno per un attimo la primigenia dose di vigoria, mantenendo un’encomiabile continuità stilistica ed energetica. Tuttavia, ciò porta a un blocco un po’ troppo duro e compatto, difficile da scalfire per arrivare all’anima del singolo brano. Si può segnalare, comunque, “Silver Tray” per la riuscita quadratura del ritmo e, soprattutto, per il ritornello accattivante e per il solo di chitarra deliziosamente melodico. Il resto, bordata dopo bordata, scorre via senza lasciare grandi ricordi di sé.

Xtrunk.
Potenza, potenza e ancora potenza.
Chi ama farsi sconquassare le viscere dalla musica troverà, in “Full Confession”, un ottimo modo per soddisfare la sua brama. Chi, invece, oltre alla forza volesse trovare anche un po’ di dolcezza, dovrà rivolgersi altrove.
Promossi, comunque.  

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Drip (intro) 0:36    
2. Silver Tray 3:28    
3. Corpses In The River 4:58    
4. Infectious Blood 4:04    
5. As An Open Secret 4:22    
6. Double Bind 4:16    
7. Thoughts Of A Pessimist 4:56    
8. My Empire In Ruin 4:29    
9. From The Other Side Of The Summer 4:20    
10. The World’s Saliva 4:07    
11. Painted With Vulgarity 4:42        

All tracks 44 min. ca.

Line-up:
Fred Magnante – Vocals
Gilles Giachino – Guitar
John – Lead Guitar
Errol Foulon – Bass
Tay – Drums
 

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