Recensione: Full of Fire

Di Alessandro Zaccarini - 25 Ottobre 2005 - 0:00
Full of Fire
Band: Listeria
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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76

Dopo dieci lunghi anni di gavetta nel panorama underground del nord Italia, anche i parmensi Listeria arrivano al debut. Esordio più che meritato perché Again, il demo del 2003, aveva lasciato intendere quanto questa band avesse tutte le potenzialità per tentare di esprimersi su di un full vero e proprio.

Il primo passo è decisamente dei migliori, con una ottima Like Alì che sprizza energia e vecchi stilemi da tutti i pori, con chitarre mai troppo addomesticate e un massacro ritmico dalla grande intensità. Nella successiva Wolf over 3D, annunciata da un ululato, la band piega verso lidi meno classici, soprattutto per via di linee vocali fin troppo educate, che non riescono a graffiare come sul brano d’apertura. Si torna a pestare duro con Swim in the Mud, che mischia la foga dei Saxon più vivaci a vocals quasi candlemassiane, connubio che ritroviamo anche in anche altri brani di questo Full of Fire, come Don’t Believe o la britannica Shadow. È proprio la scuola inglese a fornire le fondamenta di quasi tutti i brani dei Listeria, struttura sulla quale si vanno a incastrare, talvolta più, talvolta meno, influenze hard rock e power US alla Armored Saint. Su Emily escono i tratti ritmici più complessi di tutto il lotto, pronti comunque a ritornare a cavalcare quadratamene e selvaggiamente nell’aggressiva Little Star (che si apre con un riffing di batteria alla ‘Little Big Horn’ dei Running Wild, per intenderci), mente le asce continuano a restare fedeli all’intransigenza ottantiana. Delight è un altro proiettile di speed vecchio stampo, mentre, come annuncia il jingle anacronistico di inizio brano, con Action ci troviamo a fronteggiare un vero “rock’n’roll party”: sirene e chitarre si incrociano in una prima parte elettrizzante per poi placarsi in uno svolgimento più blando. Fortunatamente, dopo la parte centrale, sono le chitarre di Ciano e Gigio a tornare in cattedra, supportate da una sezione ritmica martellante e pronte a esplodere nel pezzo migliore del lotto, Rock is My DJ. Questo episodio conclusivo mette in gioco tutta l’attitudine dei Listeria in un inno veloce e trascinante in nome del rock’n’roll, campo in cui già i (quasi) vicini di casa Rain hanno mostrato doti davvero notevoli. Le chitarre scalpitano, scorazzano e trainano il pezzo in maniera energica, facendone una scheggia devastante in proiezione live e quanto di più convincente si possa sentire su tutto il lavoro.

A dettare le sorti di questo primo album targato Listeria sono senza alcuna ombra di dubbio le chitarre, vera e propria essenza della musica della band emiliana. Sono loro a impartire le dinamiche a condurre i brani e, più di ogni altra cosa, a caratterizzarli. A sostenere tanto impeto ed esuberanza c’è una sezione ritmica fitta e incalzante, mentre dietro il microfono troviamo la voce di Witto, forse non sempre carismatica al top nelle parti più veraci e tirate, ma brava a saltare da John Bush fino a qualche passaggio basso sullo stile di Messiah Marcolin.

Full of Fire è un disco ancorato indiscutibilmente a canoni di una ventina di anni or sono ma anche una prova di grande vitalità: pezzi brevi, veloci e fondamentalmente semplici, perfetti per un assalto sonoro diretto e vivace in nome di tempi passati, fanno di questo debut un boccone davvero ghiotto per i nostalgici.


Tracklist:
1. Like Alì
2. Wolf over 3 D
3. Swim in the mud
4. Emily
5. Shadow
6. Don’t Believe
7. Little Star
8. Delight
9. Action
10. Rock is My DJ

Alessando ‘Zac’ Zaccarini

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