Recensione: Full Steam Ahead
Titanic è una formazione nata a metà anni novanta che prevedeva la collaborazione tra il poli-strumentista Bill Menchen e il cantante Simon Tyler (oggi sostituito da un grandioso David St. Andrew). I due vecchi compagni cominciarono il viaggio sul “Titanic” nel novantasei, con la parentesi di Maiden Voyage; poi sei lunghi anni di stop e il ritorno sugli scaffali con Screaming Silence. Infine, altra lunghissima sosta e la nuova apparizione, quella dei giorni nostri: Full Steam Ahead.
La locandina promozionale riporta testuali parole: “per i fan di Saint, Barren Cross, Ozzy, Judas Priest, Whitecross, Final Axe, The Seventh Power”, e io voglio aggiungere che Full Steam Ahead è adattissimo ai fan del Black Album dei Metallica, gruppo dal quale i Titanic attingono a piene mani: se poi ci mettete un cantante che si dichiara fervido sostenitore di James Hetfield, il gioco è fatto.
Bene, stiamo parlando di un heavy-thrash prorompente, maschio, genere attraverso il quale la band mostra una forza (bruta) non comune e una predilezione per le ritmiche robuste, un tantino derivative, ma dal grandissimo impatto acustico.
Brani meno semplici di quanto possano apparire al primo ascolto, trainati dai “riffoni” di chitarra elettrica (vedi Wisdom oppure Dead Men’s Bones) e da una voce arcigna, vigorosa, galvanizzante, improntata sulle caratteristiche Hetfieldiane di cui parlavamo poc’anzi.
Il registro, o l’antifona se preferite, è sempre lo stesso: una mazzata dietro l’altra partendo dall’esponente leggermente più melodico, Shovel The Coal, fino al raggiungimento delle bonus track conclusive, Nightmare e Come Home, entrambe eseguite dal batterista degli Stryper, Robert Sweet, in qualità di very special guest.
In mezzo, una colata di acciaio fuso: Deep Down è la traccia che meglio bilancia innovazione e conservazione, Holy Ground una sciabolata “vecchia maniera” che tende ad esplodere nei dintorni dell’invogliante ritornello. Nessun compromesso, nessun filler da segnalare, se non la tripletta tritatutto Sons Of Thunder, Upon The Cross e The Wind, rispettivamente sesta, settima e ottava canzone: l’efficacia e la validità del disco è riassunta qui, in questo frangente.
Peccato per una registrazione che penalizza il suono della batteria di David White (e ovviamente quello di Robert Sweet nel finale), e per una evidente e sostanziale ripetitività che indebolisce l’operato e conseguentemente la valutazione finale, ma poco importa: Full Steam Ahead è un album che merita successo, rispetto e considerazione, inutile aspettare il prossimo disco (tra altri 6 anni?) per celebrarli. Senz’altro piacerà.
Gaetano Loffredo
Tracklist:
01.Shovel The Coal
02.Dead Men’s Bones
03.Deep Down
04.Captain Of The Ship
05.Holy Ground
06.Sons Of Thunder
07.Upon The Cross
08.The Wind
09.Wisdom
10.The Sea
11.Nightmare (Bonus Track)
12.Come Home (Bonus Track)