Recensione: Furiosity

Di Stefano Burini - 29 Novembre 2013 - 8:00
Furiosity
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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80

Tra le new sensation in ambito hard ‘n’ heavy di questo 2013, vale di certo la pena annoverare i Monster Truck. La band è originaria di Hamilton, Ontario, e si compone quattro elementi: Jon Harvey alla voce e al basso, Jeremy Widerman alla chitarra e alle backing vocals, Brandon Bliss alle tastiere e Steve Kiely alla batteria. Dopo la consueta trafila, caratterizzata da un’incessante attività live in qualità di opening act per gli spettacoli di gente del calibro di Slash e Deep Purple e  dalla produzione di un demo che è valso loro l’agognato deal con la Dine Alone Records, i canadesi arrivano finalmente al debutto sulla lunga distanza con “Furiosity”. Un album che, a dispetto del titolo scelto, non deraglia mai dai binari di un hard rock di strettissima discendenza settantiana, risultando scevro da qualsiasi tentazione di stampo moderno e, al contrario, fortemente intriso di blues e roots rock quanto talora ammiccante a sonorità più stoner.
 
Ai primi ascolti le canzoni potrebbero sembrare fin troppo simili tra loro, tale e tanta la coerenza stilistica applicata dai Monster Truck; ad un’analisi più approfondita le differenti sfaccettature del loro sound vengono viceversa a galla, evidenziando grande conoscenza della materia e un sempre gradito eclettismo di fondo. Se da un lato la voce stentorea di Jon Harvey, in grado di fondere in un tutt’uno la carica ribelle di John Fogerty, la veemenza di Mark Farmer e il senso della melodia del connazionale Rik Emmet, domina in lungo e in largo tutte le canzoni, dall’altro lato i restanti membri del quartetto non possono essere certamente considerati dei semplici comprimari. L’accompagnamento strumentale fornito ad Harvey è, infatti, di assoluto rilievo, con l’ispiratissimo guitar work di Jeremy Widerman e i pertinenti inserti di Hammond ad opera di Brandon Bliss a fare da efficacissimo contraltare ad un percussionismo vivace ed estremamente adattivo in relazione al mood dei vari pezzi.
 
Si passa, quindi, con estrema disinvoltura dall’hard/stoner rock, scatenato e irresistibile, di “Old Train” e “The Lion” al rock più puramente anni ’70 della successiva “Power Of The People”, per poi immergersi a capofitto nell’hard blues teso ed incendiario di “For the Sun”, senza cali né soluzioni di continuità. C’è molto di band come Led Zeppelin, Deep Purple, Triumph Grand Funk Railroad e, addirittura, qualcosa dei Motörhead; tutti artisti che fanno di certo parte dell’ideale Pantheon musicale dei canadesi e il cui influsso viene a galla in percentuali variabili da traccia a traccia. 
 
Decisamente notevoli, oltre ai brani citati precedentemente, anche “Sweet Mountain River”, animata da un bel duetto (purtroppo un unicum) tra l’ormai familiare e caratteristica voce di Harvey e l’ugola Phil Collins-iana di Widerman, la speditissima “Call It A Spade” e la conclusiva “My Love Is True”, un altro hard blues di grande impatto emotivo (con qualcosa dei Beatles) a porre il sigillo su un debut album di livello decisamente elevato.
 
Non inventano praticamente nulla, i Monster Truck, e anzi si rifanno senza grandi timori reverenziali alla lezione impartita dai Maestri ormai quarant’anni or sono; tuttavia hanno attitudine e personalità da vendere e alla fine è questo che conta. Per chi ama questo tipo di sonorità, un acquisto praticamente obbligato.

Stefano Burini

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