Recensione: Future of the Past
I Destiny sono una band storica nel panorama svedese, è infatti datato addirittura 1985 il loro disco d’esordio, del gruppo si erano quasi perse le tracce nel 1998, anno di uscita del lro ultimo album intitolato “The Undiscovered Country”, finchè non mi sono ritrovato tra le mani questo “Future of the Past”, un album che ci riconsegna una band ancora in forma e con molte buone idee, ma andiamo con ordine. Il disco viene aperto “Holy Man”, un ottimo pezzo in stile U.S.Metal, tanto per intenderci lo stile ricorda certe cose dei Jag Panzer e degli Warlord, anche se il gruppo non possiede certo il carisma e la classe dei due gruppi direi che sono i loro riferimenti più vicini, ed una spruzzata di Iron Maiden, non tanto in questo pezzo ma, come vedremo dopo, più in generale.
L’atmosfera della canzone e dell’album è sempre piuttosto cupa, i ritmi mai troppo elevati, anche se ogni tanto la band riesce a piazzare qualche buona accelerazione.
“Holy Man” presenta una varietà davvero notevole a livello ritmico, riuscendo nel difficile intento di non risultare mai banale e scontata, peccato che non tutti i pezzi del disco riescano a mantenere questo standard, se è vero che canzoni come “Sabotage”, la Black Sabbath oriented “In the Shadow of the Rainbow”, con il cantante Kristoffer Gobel novello Ozzy in certi punti, “Angels” con i suoi stop and go davvero ben riusciti, e “Ghost Train”, un brano che farà di sicuro la felicità di tutti coloro che hanno amato e tutt’ora amano certe sonorità vecchio stile, sono brani davvero molto ben riusciti sotto il profilo compositivo, pur senza mai brillare particolarmente per originalità, si trovano canzoni tipo “Magic Forest” e “Flying Dutchman”, entrambe giocate su ritmi terzinati molto maideniani, di certo canzoni piacevoli ma anche parecchio banali nel loro incedere, e la conclusiva title track “Future of the Past”, una song sicuramente molto ben studiata, ma che almeno per me risulta troppo noiosa e poco coinvolgente, anche per via di un finale lunghissimo in cui i Destiny martellano per oltre 2 minuti con lo stesso riff e un giro di chitarra portante molto melodico ma altrettanto scontato e assolutamente privo di mordente, come un po’ tutto il pezzo.
I suoni sono ottimi, puliti ma in grado di dare il giusto appeal all’album, anche se secondo me un pizzico di aggressività a livello di sound avrebbe sicuramente giovato al prodotto finale.
Tecnicamente la band credo sia indiscutibile, tutti i musicisti coinvolti sono davvero molto preparati a livello tecnico, anche se in qualche frangente sono un po’ freddi a livello esecutivo.
Questo “Future of the Past” è un album che di sicuro non darà ai Destiny quel successo che non hanno mai raggiunto, ma di sicuro è un album a suo modo coraggioso, che pesca a piene mani da sonorità che ormai non vanno più di moda, ma questo di sicuro non è un male, peccato solo per qualche calo di tensione che va ad intaccare almeno in parte il valore dell’album, di sicuro tutti coloro che cercano dischi di questo genere troveranno pane per i loro denti, a me sinceramente il disco è piaciuto parecchio, peccato che il gruppo non sia riuscito a mantenere lo standard compositivo su livelli sempre elevati, con picchi e qualche caduta, ma non si può avere tutto dalla vita, ed in questo caso direi che ci si può ampiamente accontentare.