Recensione: Gaia’s Legacy
Gli Eldritch sono, a tutti gli effetti, un pilastro dell’heavy metal Made in Italy. Forti di una carriera ultra-ventennale, hanno sempre dato vita a dischi ispirati e un passo avanti rispetto a molti nomi più blasonati. Naturalmente, come nella migliore delle tradizioni, si tratta di una band che ha ricevuto molti meno onori rispetto a quelli che meriterebbe, soprattutto in patria. Un passato fatto di lavori importanti quali El Nino o Reverse fino alla svolta più “violenta” di Blackenday, i toscani sono sempre più vicini a una commistione di power/prog e thrash tecnico di scuola Annihilator.
Gaia’s Legacy segna l’atteso ritorno, quindi, di una band che non avrebbe più nulla da dimostrare e che, infatti, segue una strada in continua evoluzione forte del fatto che la musica deve stupire prima di tutto il compositore stesso. Non rinunciando alla melodia, ma addirittura enfatizzandola, i Nostri danno vita a un nuovo capitolo della loro carriera che si staglia su lidi ancor più smaccatamente progressive. L’aggressività non manca, ma è, se si vuole, mitigata in parte da un approccio molto armonioso, soprattutto nelle linee vocali di Terence Holler, cantante che dimostra di essere in grado di far propria l’atmosfera di un album che richiede un approccio più legato al feeling che non alla pura esternazione di tecnica. In questo senso la voce del singer tosco-americano fa meno leva sugli acuti rispetto al passato i quali, seppur presenti, risultano meno sfruttati rispetto ai momenti in cui emergono lati più emotivi e ragionati del suo timbro.
Molto complicato dare un giudizio separato a ognuno dei brani di Gaia’s Legacy, sia perché si tratta di un concept che va preso nella sua totalità, sia perché proprio i pezzi mutano forma talmente tante volte al loro interno che difficilmente possono essere considerati come semplici porzioni di musica. Sensazioni che si aggrovigliano, emozioni che s’intrecciano tra di loro riescono a dar vita a canzoni come Like A Child, al contempo dolce e violenta, power/prog mischiato a thrash d’annata, descrizione che rappresenta alla perfezione le due anime degli Eldritch.
Non va, però, dimenticato il ruolo delle tastiere, fondamentali nell’economia della band. Esse, infatti, inseguono, duellano e gareggiano con le chitarre, ma è una battaglia da cui ne esce un solo vincitore: l’insieme. Brani come Deviator, Everything’s Burning e Signs sono un fulgido esempio di quanto appena detto e vanno a incastonarsi perfettamente tra le altre gemme del disco.
Che dire, infine, della sezione ritmica? Precisa, potente e fantasiosa, non si risparmia mai sorreggendo e, talvolta, emergendo dall’intricato amalgama sonoro per dar sfoggio di tutta l’abilità e la grinta che la contraddistingue.
Insomma, sembra quasi che gli Eldritch abbiano raggiunto un grande obiettivo, cioè quello di poter essere in grado di osare, di non ripetersi e di riuscire comunque a portare a casa un risultato egregio. Questa imprevedibilità che li caratterizza è sicuramente il loro punto di forza e, se riusciranno in futuro a mantenere tale status, sarà per loro ancora più facile dar vita a lavori di qualità come il presente Gaia’s Legacy.
Un’ulteriore conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che la scena italiana gode di ottima salute.
Andrea Rodella
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Tracklist:
1 – Gaia’s Anger
2 – Deviation
3 – Our Land
4 – Vortex Of Disaster
5 – Mother Earth
6 – Everything’s Burning
7 – Thinning Out
8 – Like A Child
9 – Signs
10 – Thoughts Of Grey
11 – Thirts In Our Hands (Dry Tears)
12 – Through Different Eyes (Fates Warning Cover)
Durata: 56:29 min.
Lineup:
Terence Holler – Vocals
Eugene Simone – Guitar & Backing Vocals
Rudj Ginanneschi – Guitar
Gabriele Caselli – Keyboards
John Crystal – Bass & Backing Vocals
Raffahell Dridge – Drums