Recensione: Gain
La nuova esplosione dell’hard rock, continua ad offrire buoni frutti anche a queste latitudini, proponendo con una certa costanza giovani band con ottimo potenziale e qualche interessante qualità da esibire.
Eccoci questa volta a parlare dei veronesi Killer Klown, band che con l’esordio ”Gain” si mostra concentrata su di uno sleaze street rock ruvido e selvaggio obiettivamente ben studiato e costruito.
Il classico disco per intenderci, che ci si aspetterebbe piombare alla nostra attenzione dalle terre nordiche, fucina inesauribile d’eccellenti novità nel campo che un tempo era zona di conquista soprattutto di musicisti a stelle e strisce.
L’aria moderna ed un taglio contemporaneo per nulla dissimulato dalla notevole produzione ad opera degli stessi Killer Klown, non nascondono tuttavia un grande amore per quelli che sono stati i prime mover del genere, spaziando dagli immancabili ed imprescindibili Motley agli altrettanto seminali L.A. Guns, senza però dimenticare tutto quello che di nuovo ed “alcolico” è stato lanciato nel mondo del rock duro da vent’anni a questa parte. Compresi i Black Label Society dell’immane Zakk Wylde, certo non evidentissimi ma comunque percepibili nello “spessore” di alcuni riff di chitarra.
Il disco è sinceramente una sorpresa. Poche frivolezze, una sostanza asciutta e spedita (rilevabile anche dal minutaggio piuttosto compresso) e brani scalcianti, diretti e piacevolmente cattivi.
Davvero sopra le righe il singer Gabriele Gozzi (già incontrato poco tempo fa con i Second Sight) ed il chitarrista Andrea “Diablo” Martongelli (Arthemis, Power Quest) cui è, in effetti, complicato muovere appunti di qualsivoglia natura in virtù di una prova di notevole consistenza.
Piace ad ogni modo più di tutto, la compattezza conferita ai brani e la carica incendiaria che il gruppo tenta in tutti i modi di alimentare, saltellando su di una tracklist priva di attimi di requie e giocata in modo esclusivo sulla furia del rock stradaiolo ed esuberante.
Il trio d’apertura spiega con significativa chiarezza quanto appena riportato. L’attacco selvaggio ed al calor bianco di “Monster Idiot”, la pesantezza Wyldiana di “Bloody Velvet” e l’esaltante street n’roll di “Tropical Disease” (!) non lasciano spazio a commenti sfavorevoli, predisponendo al meglio per l’ascolto di un album che risulta gradevole e fresco in tutta la sua durata e riserva ulteriori punti di merito.
Il blues assassino inciso su “Broken Silence” ad esempio (che dapprincipio, sembra un po’ scimmiottare un tale di nome Bon Jovi), la secchissima e tirata “Too Bad”, i toni un po’ alla Ozzy percepibili nella oscura “Gangster” e la sarabanda finale di “Demolition Man”, chiariscono il concetto con dovizia di particolari, lasciando un bel sorriso stampato sul volto del fortunato ascoltatore.
Viaggiano spediti come un treno, hanno le idee chiare e soprattutto, le capacità per dire la loro ad ogni livello.
Se qualcuno si fosse mai lamentato della mancanza in Italia di gruppi realmente di prim’ordine anche in questo settore è prontamente servito.
Prelevare un cd dei Killer Klown e passare alla cassa prego…
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Tracklist:
01. Monster Idiot
02. Bloody Velvet
03. Troical Desease
04. Big Town
05. Broken Silence
06. Too Bad
07. Joker
08. Smoke This
09. Acid Rain
10. Gangster
11. Demolition Man
Line Up:
Gabriele Gozzi – Voce
Andrea “Diablo” Martongelli – Chitarra
Nicoch – Basso
Andy K- Batteria