Recensione: Garage 54
Arrivano da Bologna con un moniker assolutamente fuori dal comune i Flyin’ Pasta, band nata nel corso del 2008 sulle ceneri del misconosciuto gruppo progressive Zabov, entità che, per quanto artisticamente non più attiva, continua ad esercitare un’influenza di peso nel songwriting del quintetto italico.
Caratterizzato da un numero notevole di stili ed influenze diversificate – aspetto questo, che pare attrarre sempre più i gruppi di casa nostra – il combo felsineo si presenta ai nastri di partenza con un primissimo disco totalmente autoprodotto che davvero stupisce per confezione e cura dei particolari. Package elegante, booklet ben studiato e produzione di primo livello, offrono immediati segnali in merito ad una volontà di ben apparire, sinceramente encomiabile e di buon auspicio.
Animati da uno spirito che non riesce a slegarsi del tutto da una precedente personalità “progressiva”, i cinque musicisti tentano una strada insidiosa ma di gran fascino come quella della commistione dei generi, richiamando nelle proprie composizioni una serie di influenze comunque non antitetiche e piuttosto assimilabili.
Affascinati dal prog, ma attratti dalla forza d’impatto, dalle atmosfere e dalla potenza evocativa del rock melodico “anni ottanta”, i Flyin’ Pasta concretizano, infatti, quello che potrebbe apparire come un ibrido discretamente riuscito tra le due correnti, ampliando il proprio suono in una direzione parecchio armoniosa ed orecchiabile alla quale, tuttavia, non difettano sprazzi di classe strumentale e divagazioni tipicamente prog.
Il risultato è senz’altro apprezzabile e porta in dote una serie di brani piuttosto fascinosi e dalle atmosfere piacevoli, riecheggianti uno stile tastieristico molto ottantiano che, oltre a prendere spunto da certi Rush più commerciali e dal neoprog inglese, si identifica anche in qualcosa dei Savatage e Magnum, per via di un gusto vagamente “teatrale” nel taglio e nella presentazione delle canzoni.
Grande enfasi per orchestrazioni e buon utilizzo del mixer esaltano un nucleo di tracce solo all’apparenza lineari e dalla struttura semplificata. Ad una più attenta analisi, le abilità della band non tardano ad emergere, mettendo in luce una discreta confidenza con trame elaborate e cariche di sfumature.
Dalla rocciosa “Things You’ve Never Had” alla catchy “Rockers Gets Hot”, via via, sino alla conclusiva “Garage 54”, il profilo si mantiene costantemente buono, permettendo d’apprezzare l’ottimo lavoro eseguito, con un occhio di riguardo per il singer Francesco Grandi e per le onnipresenti tastiere del bravo Umberto Stagni.
A voler proprio ricercare aspetti negativi, la pecca maggiore potrebbe al momento essere ascrivibile alla mancanza di un paio di vere e proprie killer track, di quelle capaci di piantarsi come un dardo nella memoria dell’ascoltatore, evidenziando in questo, un margine di miglioramento ancora sensibile e da sfruttare pienamente.
Sono tuttavia particolari di secondo piano che non mettono in ombra più di tanto quanto di buono realizzato in questo “Garage 54”, disco che nominare “demo” appare un vero delitto, di una band alla quale manca davvero pochissimo (leggi: qualche melodia vincente in più) per poter centrare soddisfazioni certamente significative.
Per contatti: info@flyinpasta.com
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Tracklist:
01. Garage 54 Prelude
02. Through Your Veins
03. Hello Light
04. Things You’ve Never Had
05. Rocker Gets Hot
06. Winter’s Lake
07. Ride It
08. As The Rock Become Sand
09. Garage 54
Line Up:
Pier Luca Gamberini di Scarfea – Chitarre
Roberto Coppola – Batteria
Massimiliano Ceschi – Basso
Francesco Grandi – Voce
Umberto Stagni – Tastiere