Recensione: Gardens of Grief / In the Embrace of Evil

Di Marco Sanco - 22 Marzo 2010 - 0:00
Gardens of Grief / In the Embrace of Evil
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Anno: 2001
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77

Dire che gli inizi degli At The Gates non fossero melodici lo ritengo in parte un errore. Sarebbe come dire che i raggi del sole non provengano dal sole stesso. Per capire meglio bisogna fare un distinguo fondamentale: tralasciando di nominare le band che se ne andavano per i fatti loro, la scuola Death svedese ebbe (ed ha ancora?) due filoni principali, quello di Stoccolma da una parte (Entombed, Dismember, Grave e Unleashed), più che altro noto per il famoso “Sunlight Sound”, e quello invece proveniente da Goteborg dall’altra, che generò poi il cosiddetto “Goteborg Sound”, cioè il Melodic Death Metal (At The Gates, In Flames, Dark Tranquillity e più tardi Soilwork e Arch Enemy).
Il Melodic Death ha segnato sicuramente una spaccatura col passato nella scena svedese, perché per la prima volta in un genere tra i più classici nel mondo del Metal venivano inseriti elementi melodici di natura ottantiana, specie nell’uso delle tastiere (sia ben chiaro, qui non compaiono, è un discorso in generale), provenienti anche da generi musicali che col metal non hanno nulla a che spartire.
La prima uscita targata Grotesque fu un EP nel 1990, “Incantation”, per la Dolores Records, dopo tre fortunatissimi demo autoprodotti. Poi la band si sciolse e i fuoriusciti si unirono ai fratelli Björler per formare gli At The Gates. Questo split raccoglie il primo demo (“Gardens of Grief”) col moniker At The Gates e “In the Embrace of Evil”, ossia la raccolta definitiva dell’opera dei Grotesque, celebrando ottimamente origini e albori del “Goteborg Sound”.

Gardens of Grief (At The Gates)

Gardens of Grief” è un demo dall’importanza storica notevole, perchè è il punto di raccordo ideale fra lo “Swedish” degli albori e quella “New Wave” svedese che oggi conosciamo col nome di Melodic Death Metal. Cosa c’è di “Old School”? Sicuramente la rudezza dei suoni, l’attitudine di un growl che non rinuncia ad alternare parti gutturali, seppur leggere, ad uno screaming acuto e l’alternarsi di saliscendi lento-veloce veloce-lento che talvolta fanno capolino su ritmiche doomy. Di rottura rispetto al passato sono sicuramente i tecnicismi esasperati delle drums, i riff mutevoli e caotici delle chitarre (mai noiosi o banali però) e una maggiore ricerca della cura del particolare, che sicuramente contrasta col “marciume” del suono a “motosega” che ha reso celebri i colleghi di Stoccolma. Seppure ancora embrionali e acerbi, abbiamo a che fare con arrangiamenti sontuosi e articolati, con costruzioni ritmiche che tutto vogliono che essere totalmente lineari. L’intento non è solo quello di proporre musica buona e potente, ma di far “sentire” che è anche ben pensata ed eseguita. Dei quattro brani che compongono questo demo, quelli che raggiungono maggiormente gli intenti sono “All Life ends” e “City of Screaming Statues”, destinate a divenire poi tra quelle più osannate dai fans di tutto il mondo. Di un livello leggermente inferiore e più acerbe quindi sono “Souls of Evil Departed” e “At The Gates”, quelle ancora maggiormente legate alla “vecchia scuola”, delle quali comunque si udiranno parecchio degli echi nel futuro primo full della band “The Red in the Sky is Ours”.

In the Embrace of Evil (Grotesque)    

Grotesque. Un monicker leggendario. Goatspell (Tomas Lindberg) alle vocals, Necrolord e Insulter (Kristian Wahlin e Johan Ostergerg) alle chitarre, Virgintaker (Per Nordgren) al basso e Offensor (Tomas Eriksson) alle pelli. Esponenti del Death svedese degli albori, con un sound influenzato da Thrash, Black e Doom e tematiche oscure nel songwriting.
La tracklist viene missata e rimasterizzata per apparire il più possibile a tutti gli effetti un full, e il risultato è sicuramente gradevole. Qua e là sono percettibili le differenze tra le canzoni dell’Ep “Incantation” (“Blood runs from the Altar”, “Submit to Death”, “Nocturnal Blasphemies”, “Spawn of Azathoth” e la title-track) e quelle prese dai demo, mentre le ultime due tracce sono state approntate “ad hoc” per questa release da Lindberg, Wahlin e Alf Svensson (ex membro della band).
Il tipico “Sunlight Sound” è percettibilissimo e l’inizio è dei più classici in stile swedish: “Thirteen Bells of Doom” è una intro melodica e d’atmosfera (anche piuttosto lunga se si considerano quelle di band come Entombed e Dismember) che sfocia in una cavalcata thrash-style come “Blood runs from the Altar”, marcia e ruvida al punto giusto. Così procede anche la seguente “Submit to Death”. Il growl profondo di “Fall into Decay” fa invece pensare ai primi Entombed/Dismember/Unleashed (lo stile alla “Petrov” è innegabile), e il contorno non è certo da meno.
Seven Gates” è il preludio melodico che precede “Blood”, 7’36” di durata per un arrangiamento che definire magistrale è poco. I riff portanti sono semplici e geniali, diretti e veloci, ma altro non sono che il semplice supporto ad una prova vocale che va ben sopra al livello finora proposto dal Death svedese tutto. In questa canzone in particolare Lindgren non sbaglia un colpo, nemmeno nel soffuso sprazzo melodico verso la fine, e non c’è da stupirsi che la critica lo acclami ancora oggi.
Nocturnal Blasphemies” e “Spawn of Azathoth” portano invece avanti il discorso dello swedish nudo e crudo, seminale e diretto. Però qualcosa nel loro sound, particolarmente per quel che concerne le chitarre, non può fare a meno di rammentarmi che gli Amon Amarth hanno certamente goduto di ottimi maestri.
Incantation” è un altro arrangiamento magistrale sulla lunga durata (più di sette minuti). Sonorità e stile la rendono senza ombra di dubbio la canzone dei Grotesque che più s’avvicina a quello che sarà il futuro prossimo, cioè gli At The Gates. Il sound di “The Red in the Sky is Ours” deve sicuramente più che qualcosa a “Incantation”.
Essendo postume, “Church of the Pentagram” e “Ripped from the Cross” (che comunque è title-track del primo demo) risultano posticcie. Come qualità sonora ricordano molto più gli At The Gates che i Grotesque. Pur ritenendole due ottime prove di bravura da parte di musicisti eccezionali, io che sono un purista penso che forse andavano lasciate dove stavano. Detto questo, i lettori siano ben lontani dal pensare che le denigri. Oggigiorno un Death così ce lo sogniamo, quindi invito comunque ad abusarne nell’ascolto.

Sarò diretto. Oggi la scena di Goteborg è in crisi. Le ultime prove di In Flames, Dark Tranquillity e Arch Enemy sono una prova ben più che scottante. Provo un dispiacere enorme a constatare tutto ciò, pur nutrendo ottime speranze per il prossimo Soilwork (“Sworn to a Great Divide” nel complesso fu un ottima prova). Penso sia ciclico e fisiologico per ogni scena musicale che si rispetti: accadde alla Bay-Area, accadde alla NWOBHM inglese, accadde a Stoccolma sul finire degli anni ’90, ora tocca a Stanne, Arnott e soci. Penso che siano commercialmente troppo spremuti e spesso i manager non credo si rendano conto di quanto contribuiscano ad abbassare il livello musicale di una band e, siamo franchi, non gliene importa un fico secco. Da tutto questo, però, si salvano guarda caso i The Haunted, che nacquero da una costola degli At The Gates. Partiti come outsider nella scena al loro esordio, oggi ci troviamo a dire che il loro “Versus” del 2008 è ben più che una fiammella nel buio, a mio avviso. Le scene musicali vanno e vengono, ma i musicisti bravi non scendono mai sotto un certo standard, è bene ricordarlo. Magari tra una ventina d’anni sarò smentito, ma se penso al Metalcore odierno, di certo non mi metto a pensare che il Melodic Death Metal (all’epoca tacciato quasi di blasfemia da certi “puristi”) sia un genere nato da una provetta in un laboratorio. Enjoy.

Marco “Dragar” Sanco

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Tracklist:

At the Gates

1.    Souls of the Evil Departed        
2.    At the Gates        
3.    All Life Ends        
4.    City of Screaming Statues    
    
Grotesque

5.    Thirteen Bells of Doom        
6.    Blood Runs from the Altar        
7.    Submit to Death        
8.    Fall into Decay        
9.    Seven Gates        
10.    Angels Blood        
11.    Nocturnal Blasphemies        
12.    Spawn of Azathoth        
13.    Incantation        
14.    Church of the Pentagram        
15.    Ripped From the Cross        
 

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