Recensione: Gateway

Di Daniele Balestrieri - 12 Dicembre 2006 - 0:00
Gateway
Band: Pestiferous
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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73

È passato poco più di un anno dalla soddisfacente pubblicazione di Deep Dark Seasons, eppure i Pestiferous sono già pronti al cancello con il secondo full, che a giudicare dalla press-release promette una vertigine d’odio e misantropia in perfetta, darkthroniana simbiosi con quanto prodotto in precedenza, a cominciare proprio dall’oscuro “When Shadows Swallow the Candles”.
Rispetto al loro primo full length il passo in avanti è deciso. Gateway non suona esattamente come Deep Dark Seasons, anzi l’intera produzione, a cominciare dal songwriting, è maturata non poco portando i nostri Partanen e Minkkinen verso sponde più evolute e articolate – una cosa che probabilmente li ha colti di sorpresa, tanto da non rendersene esattamente conto anche nelle interviste, dove giudicano la loro musica un oscuro parto diabolico.

Le melodie gelide a cui ci hanno abituati hanno fatto luogo a costruzioni melodiche più articolate, che abbandonano la brutalità senza compromessi e si rivolgono verso lidi più introspettivi, melodici, sviluppati ad arte su un tappeto di chitarre dal suono distintamente Darkthroniano (vera grande ispirazione della band). Per black distruttivo personalmente intendo ben altro, e anche gli stessi Darkthrone hanno inteso ben altro quando hanno imbracciato le loro chitarre ai tempi di Under a Funeral Moon… e probabilmente anche chi mastica black da anni non associa un disco articolato e fluido come Gateway al black più ancestrale.
Detta così può sembrare un disco ambient, in realtà qui si parla di una branca di black melodico in cui la batteria rimane come al solito in bilico tra il martellato e il cadenzato, mentre le chitarre si inseguono scandendo riff taglienti ben definiti, come scritto a pagina 1 del libro del Black Metal. L’uso della cassa è particolarmente pronunciato, in un modo che mi ha ricordato molto da vicino gli Horna spogliati di buona parte della loro potenza.
L’abilità e la disinvoltura di una band matura c’è tutta, e considerata la loro giovane età e l’attitudine ancora “omicida” che li pervade, questo non può che essere un buon segno di una futura, ulteriore evoluzione. Tracce come “Symbol of Three Numbers” lasciano il segno per la loro lucidità, mentre la violenta “Chaosmicrocosm” dimostra quanto i Pestiferous sappiano tastare terreni anche brutal/hardcore senza adulterare la natura maligna del loro black.

Probabilmente l’unica nota che potrebbe dividere gli eventuali acquirenti è la voce del cantante, che non è né scream né growl, ma una specie di via di mezzo che risalta in maniera preponderante rispetto al resto degli strumenti, e per questo salta immediatamente alle orecchie ed è suscettibile di critiche: se da un lato non fa altro che discostare la band dai canoni black pristini a cui tanto vogliono aderire, dall’altro la rende la band diversa, più orecchiabile, e in un certo qualmodo più fruibile da chi desidera seguire le evoluzioni di ogni strumento senza dover necessariamente headbangare rivolti a satana per tutta la durata del disco.
Insomma, Gateway rappresenta, come vuole anche il titolo, un passaggio intrigante e ben costruito di una band che prima o poi troverà la propria strada. Nel frattempo, che si facciano le ossa è cosa buona e giusta, e chi non è mai sazio di black scandinavo ragionato e tutto sommato abbastanza istintivo, troverà nei nuovi Pestiferous una piacevole scoperta.

TRACKLIST:

 1. Under locus mortis 04:46
2. Substance 03:34
3. Symbol of three numbers 05:43
4. Float 05:31
5. Chaosmicrocosm 04:56
6. Saturnine Circle 06:57
7. Genetic necropolis 05:09
8. Omega of the ages 04:57

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