Recensione: Gateways of Eternity
Da una band i cui componenti indossano T-Shirt di Cirith Ungol, Sortilége, Manowar, Crucifixion cosa ci si può attendere?
Heavy metal, heavy metal e soltanto heavy metal.
I Dolmen Gate nascono nel 2021 in quel di Almada, in Portogallo, per volere degli ex Ravensire Nuno (basso) e Alex (batteria) ai quali si aggiungono Ana alla voce e l’accoppiata formata da Kiko e Artur alle chitarre.
Il loro debutto avviene sotto forma di singolo brano, “Retribution”, nel febbraio del 2023 e il mese successivo vede la luce un Ep, intitolato Finis Imperii, contenente tre tracce.
Gateways of Eternity, oggetto della recensione, costituisce il loro primo full length. Nove tracce per quaranta minuti scarsi di ascolto licenziate dall’etichetta greca No Remorse, ormai una garanzia in termini di truezza.
Il cd si accompagna a un libretto di dodici pagine con tutti i testi, delle foto dei vari componenti la band in bianco e nero lungo le varie facciate e uno scatto d’insieme dei Dolmen Gate nelle due centrali.
L’album si apre sulle note di “Dolmen Gate” ed è praticamente impossibile per chi è avvezzo alle sonorità eroiche dell’Acciaio non riandare con la memoria ai Lordian Guard per via della voce di Ana che richiama, sebbene alla lontana, quella di Vidonne Sayre-Riemenschneider. I portoghesi “martellano” più dei Lordians, sia ben chiaro, così come è palese che la magia espressa dal gruppo di William J Tsamis permanga inarrivabile.
Quella che è certa è la dedizione dei Dolmen Gate nei confronti dell’Epic Metal: varie sfumature provenienti dal passato del genere rintracciabili dentro quanto espresso dai vari Ironsword, Manilla Road, Manowar e Omen vanno a tappezzare la proposta dei lusitani che permane sufficientemente peculiare proprio grazie al fatto di avere una cantante donna dietro al microfono. Particolare che risulterà ostico per alcuni ma che senza dubbio costituisce un’eccellenza in grado di conferire delle tonalità suadenti ai vari brani, nonostante Ana quando c’è da tirare non si tiri di certo indietro.
Gateways of Eternity costituisce quindi un debutto senza dubbio interessante da parte di una band dedicata alla causa. Nel prosieguo della loro carriera è però necessario che migliorino in termini di immediatezza, talvolta tendono ad allungare un po’ troppo il brodo, ma il tempo gioca sicuramente a loro favore.
Stefano “Steven Rich” Ricetti