Recensione: Gealtacht Mael Mordha

Di Giuseppe Abazia - 20 Marzo 2007 - 0:00
Gealtacht Mael Mordha
Band: Mael Mordha
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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76

Irlandesi, orgogliosi e battaglieri: questi Mael Mordha hanno le idee ben chiare su cosa vogliono fare con la loro musica, che essi stessi definiscono Irish Gaelic Doom Metal. Il loro nome deriva dal re di Leinster, chiamato appunto Mael Mordha, e questo album, così come il precedente, racconta le sue gesta ed in particolare della battaglia di Cluain Tarbh del 1014, che vide il nostro “eroe” scontrarsi con Brian Boru, re di Eire. Gealtacht Mael Mordha (che vuol dire “la pazzia di Mael Mordha”) riprende la narrazione lì dove si era interrotta nel precedente album, soffermandosi stavolta sulle emozioni e sui pensieri del Re durante le fasi della battaglia. Date queste premesse, non è difficile indovinare che i Mael Mordha suonino doom epico con influenze folk.

Il gruppo riesce bene nell’intento di creare atmosfere ricche di pathos, in grado di rievocare gli epici combattimenti attorno a cui ruota tutto il concept dell’album, e vi riesce grazie ad un sapiente alternarsi di melodia e di sferzate di pesantezza; nonostante si parli di doom, il tempo non è mai particolarmente lento, ma anzi si concede numerosi assalti di pura velocità. Ad impreziosire il sound ci sono elementi come il flauto e il pianoforte, che intervengono a sottolineare la drammaticità di certi passaggi, e che aggiungono ulteriore dinamicità all’atmosfera. Le chitarre hanno un suono molto corposo, evidenziato da una produzione più che buona, che permette a tutti gli strumenti di dire la loro senza sbavature o imperfezioni. La voce del cantante (ovviamente pulita, visto che di doom epico stiamo parlando), pur non distinguendosi per estensione, brilla invece per la sua potenza, e solo in occasione di alcune sezioni particolarmente incalzanti va a sporcarsi e inasprirsi in modo da coadiuvare al meglio la pesantezza della musica. L’album è composto da sette tracce per un totale di circa tre quarti d’ora di musica; a distinguersi sono senz’altro l’opener Atlas of Sorrow, per la sua spiccata vena melodica (esaltata dall’uso del flauto), Curse of the Bard e The Struggle Eternal per la loro eccezionale potenza, e la title track Gealtacht Mael Mordha grazie ad uso particolarmente azzeccato del pianoforte.

Un disco davvero pregevole dunque, che centra perfettamente i suoi obiettivi, e che pur non inventando niente di nuovo, riesce ad emergere grazie alle sue qualità. I Mael Mordha, è evidente, sono un gruppo onesto che fa le cose con passione, e che farà sicuramente la felicità di chi cerca musica epica in grado di unire sia pesantezza che melodia.

Giuseppe Abazia

Tracklist:

1 – Atlas of Sorrow (10:37)
2 – Godless Commune of Sodom (06:01)
3 – A Window of Madness (05:50)
4 – Curse of the Bard (04:47)
5 – The Struggle Eternal (07:22)
6 – Gealtacht Mael Mordha (05:23)
7 – Minions of Manannan (04:32)

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